Continuano le polemiche dopo le dimissioni dal dicastero dell’Istruzione per i finanziamenti destinati alla scuola. "Se uscirà dal Movimento si dimetterà" da parlamentare, tuona Buffagni. Lui replica: "Mi attaccano per aver fatto solo ciò che ho sempre detto"
Si allunga la scia di polemiche che hanno seguito le dimissioni da ministro dell’Istruzione dell’esponente del M5S Lorenzo Fioramonti (CHI È), in polemica sui finanziamenti destinati dalla Manovra 2020 alla scuola. Dopo che la ministra per la Pa Dadone ha dichiarato che "se hai coraggio non scappi” e che il capo politico del Movimento Luigi Di Maio ha definito l’addio “incomprensibile”, continuano gli attacchi dei vertici del Movimento, che accusano Fioramonti di non aver restituito circa 70mila euro di rimborsi e di voler creare una sua forza politica coinvolgendo altri parlamentari dissidenti. “Fioramonti non restituisce da dicembre 2018 e non sta quindi rispettando gli impegni presi con i cittadini”, attacca Buffagni. L’ex ministro replica: "Mi stupisce che tante voci della leadership del M5s mi stiano attaccando. E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto”. E definisce il sistema dei rimborsi dei Cinquestelle "farraginoso e poco trasparente”.
Buffagni: "Se esce dal M5S sono certo che si dimetterà da parlamentare"
Molto critico il viceministro al Mise Stefano Buffagni, che su Facebook scrive: "Se Fioramonti sogna di fare il capo politico, o lanciare il suo movimento verde sono fatti suoi legittimi, ma sono certo che se uscirà dal Movimento si dimetterà. Fioramonti non restituisce da dicembre 2018 e non sta quindi rispettando gli impegni presi con i cittadini. Eppure è stato nominato Ministro lo stesso, legittimando un modo di agire fuori dal M5S. Ora al posto di attaccare sempre il capo politico (che non ha la paternità di questa designazione), impariamo a crescere come forza politica”, sottolinea.
La replica: "Criticato per aver fatto quanto annunciato"
"Credo che sia la prima volta nella storia del nostro Paese che un ministro venga criticato perché ha fatto ciò che aveva annunciato. Non da giorni, ma da mesi. Io sono così: se una cosa la dico poi la faccio e per questo ho lottato senza sosta, anche da ministro, per porre la questione nel governo”, risponde Fioramonti su Facebook, ricordando che le prime interviste in cui annunciò che si sarebbe dimesso se non avesse trovato almeno un miliardo per la ricerca risalgono a giugno, quando era ancora viceministro del governo Conte uno. "Forse non dovrebbe neanche stupire che mi giungano critiche da partiti i cui leader avevano promesso di abbandonare la politica in caso di sconfitta elettorale, ma sono ancora saldamente al loro posto. Quello che mi stupisce, però - accusa poi l'ex ministro - è che tante voci della leadership del M5S mi stiano attaccando in questo momento. E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto. Mi sarei in realtà aspettato il contrario: sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data favorendo le dimissioni, invece di chiedermi di fare quello che i politici italiani hanno sempre fatto: finta di niente”.
"Sistema di rimborsi poco trasparente"
"Non potevano mancare le solite polemiche sui rimborsi - aggiunge poi - In tanti, nel Movimento, abbiamo contestato un sistema farraginoso e poco trasparente di rendicontazione. Dopo aver restituito puntualmente per un anno, come altri colleghi, ho continuato a versare nel conto del Bilancio dello Stato e le mie ultime restituzioni saranno donate sul conto del Tecnopolo Mediterraneo”.