Autostrade, tensione nel governo. Di Maio spinge per revoca, Conte: tutto da decidere

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Le concessioni autostradali dividono la maggioranza, dopo la norma approvata salvo intese nel decreto Milleproroghe. Il premier assicura che non sono state decise revoche e che, nel caso, non ci saranno indennizzi miliardari. De Micheli: decisione a gennaio

Di Maio spinge per la revoca, Conte e De Micheli frenano. È ancora tensione nella maggioranza riguardo alle concessioni autostradali. Ieri la società Autostrade, in una lettera, ha minacciato di intentare una causa da 23 miliardi di danni per la norma sulle concessioni approvata salvo intese nel decreto Milleproroghe. Lettera a cui la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli ha risposto a muso duro. No a espropri proletari, ma regole uguali per tutti, ha ribadito oggi in un’intervista al Corriere della Sera. Ma sul tema concessioni gli alleati di governo sono divisi: Italia Viva non sottoscrive la disposizione che riduce gli indennizzi a carico dello Stato in caso di revoca, Pd e M5S difendono la norma. La difende anche il premier Giuseppe Conte, che al Messaggero ha assicurato che non sono state decise revoche e che comunque non ci saranno indennizzi miliardari. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, invece, ha detto alla Stampa che non vede altra soluzione se non la revoca.

Conte: revoca da decidere, no indennizzi miliardari

Il premier, al Messaggero, ha spiegato di non credere affatto che le norme introdotte nel decreto Milleproroghe "creino problemi al sistema" delle concessioni autostradali. Anche perché, ha detto, “non abbiamo disposto la revoca o la decadenza di nessuna concessione”, ma semmai “introduciamo un regime più uniforme e trasparente” di norme. Nel caso si dovesse procedere a una revoca o alla decadenza della concessione, ha assicurato Conte, il governo ha previsto che la concessione "possa essere affidata ad Anas". Quindi "nessun allarme per il settore delle concessioni" e chi ha fatto investimenti, anche in caso di inadempimento, "potrà recuperare le somme per i costi realmente sostenuti e non ammortizzati". Ma su una cosa il premier è tassativo: “Non si potranno più applicare norme di favore come quelle invocate da Atlantia", la quale anche in caso di inadempimento grave "pretenderebbe un indennizzo di decine di miliardi”.

Di Maio: non c'è altra soluzione a revoca concessione

Sul tema è intervenuto anche Di Maio. “E come può finire? Abbiamo 43 vittime, delle famiglie che ancora piangono, indagini e perizie che ci dicono che Autostrade non ha provveduto adeguatamente alla manutenzione del ponte Morandi nonostante fosse a conoscenza dei rischi. È gravissimo, non c'è altra soluzione alla revoca della concessione, mi sembra evidente", ha detto alla Stampa. "Su questo il governo è compatto", ha aggiunto, "e se qualcuno la pensa diversamente aspetto di ascoltare le loro motivazioni, sono curioso. Qui il punto è che non bisogna aver paura di combattere un colosso, lo Stato va protetto e la regola chi sbaglia paga deve valere per tutti".

De Micheli: no a espropri proletari, ma regole uguali

Sulla revoca ad Aspi, però, la ministra De Micheli frena: per procedere "ci deve essere un inadempimento grave. Una cosa che va dimostrata e condivisa". Si tratta, ha spiegato al Corriere della Sera, di “una procedura separata, sulla quale stiamo ancora acquisendo dati" e "una volta che avremo terminato l'analisi, tutto il governo approfondirà il se, il come e il quando". E probabilmente "a gennaio" il governo sarà in grado "di prendere una decisione". Sul decreto Milleproroghe, che riscrive le procedure in caso di revoca delle concessioni autostradali, ha aggiunto: “Nessun esproprio proletario. Nessuna nazionalizzazione o vendetta. Vogliamo solo che le regole siano uguali per tutti".

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