"Pur essendo tutto regolare, per salvaguardare la serenità della famiglia, sto presentando istanza di rinuncia per l'alloggio. Spero che questo atto di amore serva a tacitare la schifezza mediatica che è caduta su di me". Queste le parole della ex ministra
L’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, lascerà la casa che le era stata data come “appartamento di servizio” quando era titolare del Dicastero sotto il primo governo Conte. Le pratiche per restare nell’alloggio “sono regolari”, precisa Trenta - la casa infatti qualche mese fa è stata riassegnata al marito, che è un militare - ma dopo le polemiche e “per salvaguardare la famiglia, abbiamo deciso di rinunciare all’alloggio. Mio marito ha già presentato istanza di denuncia”. Sul caso indaga la Procura e immediate sono state le reazioni del mondo della politica. Anche il M5S si è schierato contro la Trenta: “Il marito avrà diritto a quell'alloggio, ma è opportuno che la ministra lasci quell'alloggio”. L’ex ministro, intervistata a 24 Mattino su Radio 24 , si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa: “Forse da ministro ho dato fastidio a qualcuno”.
L’indagine
Circa un mese fa, la procura militare della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo d'indagine, su denuncia dello Stato Maggiore, su tutti i militari che rimangono negli appartamenti della Difesa senza avere i requisiti. Nel caso dell’ex ministro, si tratta di un fascicolo a modello 45, senza indagati né ipotesi di reato. Secondo quanto si apprende, si tratta di un'indagine meramente conoscitiva per compiere i dovuti accertamenti sul caso.
Casa Trenta
Secondo quanto ricostruito dal Corriere, terminato l’incarico della ministra, è stato il marito Claudio Passatelli a portare avanti l’iter di assegnazione della casa nella quale i due vivevano da 5 mesi. “Una pratica «perfezionata» appena un mese dopo con l’attribuzione definitiva. È su questa procedura – si legge sul Corriere - che la procura militare ha deciso adesso di svolgere accertamenti”.