Secondo il leader del M5s ci sono altre priorità a partire dal taglio dei parlamentari. A sinistra c'è chi preferisce rinviare, come la sottosegreraria Morani, e chi come Pisapia, Orfini e Letta vorrebbe subito la legge sulla cittadinanza
Frenata sullo ius culturae. Il riavvio dell'esame della legge sulla cittadinanza per i figli degli stranieri dopo aver completato un periodo di studi in Italia, previsto per giovedì 3 ottobre in commissione alla Camera, sembrava annunciare un'accelerazione del governo giallo-rosso su una riforma mai completata basata sulla proposta di legge che porta la prima firma di Laura Boldrini. Ma il tema è divisivo. "Credo che oggi non sia una priorità", ha detto il ministro degli Esteri, nonché leader del M5s, Luigi Di Maio a "Non è l'arena" su La 7, mettendo davanti allo ius culturae una serie di provvedimenti ritenuti più urgenti, partendo dal taglio dei parlamentari, e facendo capire che per molti mesi il governo dovrà lavorare prima su altri temi. E se Matteo Salvini e Giorgia Meloni dichiarano senza sorpresa la loro contrarietà, nella sinistra c'è indecisione sui tempi. Per la sottosegretaria Pd ex renziana Alessia Morani sarebbe "un errore" varare subito la legge, mentre l'ex premier Enrico Letta e l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia spingano affinché lo ius culturae si faccia subito.
La frenata del M5s
Secondo Di Maio oltre al taglio dei parlamentari, vengono prima dello ius culturae, anche la riforma della Giustizia, la riforma della Sanità, la legge sul conflitto d'interessi. Parole confermate dall'ortodosso Giuseppe Brescia, che rilancia il taglio dei parlamentari e il conflitto d'interessi. Fine vita e cittadinanza ai bambini stranieri cresciuti in Italia sono due leggi che agitano la maggioranza. Si toccano corde delicate sul piano politico, tanto quanto nell'affrontare i temi della sicurezza, come il governo dovrebbe fare con le modifiche ai decreti di Salvini. Rinviare è dunque anche un modo per sopire le tensioni ed evitare di creare nuove frizioni, nei mesi dedicati a una difficile legge di bilancio. L'idea prevalente nel M5s è non fornire facili assist all'ex alleato Salvini, evitare di gonfiare ancora le vele della sua propaganda anti-immigrati.
I dubbi del Pd
Non lo pensano solo i pentastellati. Ma lo teorizza anche più d'uno nel Pd. E lo ha scritto su Facebook Alessia Morani, già renziana e oggi dirigente di Base riformista, l'area di Lotti e Guerini. La sottosegretaria, convinta di "interpretare il 'sentiment' della maggioranza dei sostenitori del nuovo governo", ha affermato: "Il principio è sacrosanto ma ora non sarebbe compresa, perché sono in circolo le tossine di razzismo inoculate da Salvini". La proposta? "Aspettiamo giugno 2020", afferma.
Le barricate di Meloni e Salvini
Nette invece le posizioni dei partiti di destra. Giorgia Meloni ha annunciato per giovedì l'avvio di una raccolta firme per bloccare subito lo "scempio" della proposta di legge Boldrini depositata in commissione. E Salvini ha denunciato la volontà di trasformare il nostro Paese nel "campo profughi d'Europa".
Chi spinge per lo ius culturae
Piace invece a Italia viva e a buona parte del Pd l'idea di dare la cittadinanza ai figli di immigrati che abbiano fatto gli studi in Italia: se basti aver completato un solo ciclo o si debbano avere genitori risiedenti da almeno cinque o dieci anni in Italia, è da stabilire. Da sinistra c'è un fronte ampio che spinge per accelerare. Per una legge che superi "l'oscurantismo di Salvini" si è speso Giuliano Pisapia. E anche il capogruppo di Leu Federico Fornaro ha auspicato la convergenza di tutti i gruppi. Anche Matteo Orfini ha insistito: "Il momento per superare una atroce discriminazione è adesso, senza paura". Secondo l'ex premier Enrico Letta, che ha ripreso la tessera del Pd, come si legge in un'intervista a Repubblica, lo ius culturae va fatto subito, trovando una giusta mediazione tra gli alleati.