Suicidio assistito, Salvini: "Non lo approverò mai". Ma per M5s "è una sentenza storica"

Politica

Reazioni dopo la sentenza della Consulta sul caso dj Fabo-Cappato che apre al suicidio assistito. Contrario il leader della Lega: “La vita è sacra”. Esulta la senatrice del Pd Monica Cirinnà: “L’aria è cambiata”. La Cei: “Sconcerto e preoccupazione”

È una sentenza che divide quella pronunciata ieri dalla Corte costituzionale che, dopo aver esaminato il caso di dj Fabo e Marco Cappato, ha aperto al suicidio assistito (COSA CAMBIA). Dura la reazione del leader della Lega Matteo Salvini: "Il suicidio per legge non lo approverò mai". Favorevole, invece, il M5s. La senatrice del Pd Monica Cirinnà: “Decisione storica, l’aria è cambiata”. (LA STORIA DI DJ FABO - L'EUTANASIA IN EUROPA - LE DIFFERENZE TRA EUTANASIA, SUICIDIO ASSISTITO E BIOTESTAMENTO - COME SI SCRIVE IL DAT)

Salvini: “La vita è sacra”

Contrario anche Salvini: "Il suicidio per legge non lo approverò mai - dice il leader della Lega - Per quello che mi riguarda la vita è sacra e lo Stato che legittima il suicidio, come altri progetti di legge (tipo lo spaccio di droga) non è il mio Stato". "È una scelta che riguarda - sostiene ancora Salvini - le famiglie e i medici. Non entro nel merito dei drammi personali". Per il segretario della Lega "un Paese civile deve investire per la ricerca, per la cura, per le cure palliative e per sollevare dal dolore inutile famiglie abbandonate a se stesse". A sfavore della decisione si è espressa anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: "La sentenza della Corte costituzionale è una doppia sconfitta. È una sconfitta per la politica e il Parlamento, che hanno deciso di abdicare al loro ruolo e di non decidere. È una sconfitta per la Nazione, perché quella dei giudici costituzionali è una decisione che apre un varco alla possibilità di legalizzare il suicidio assistito e introdurre l'eutanasia nel nostro ordinamento”.

M5s: “Sentenza storica”

Chi invece definisce la sentenza della Consulta come una decisione “storica” è il M5s, che in una nota promette: “Riprenderemo al più presto l'iniziativa in Parlamento, ripartendo dal lavoro già fatto in questi mesi. Ci auguriamo che alla luce della pronuncia si possa tornare a discutere di un tema così importante, trovando questa volta la massima convergenza a prescindere dall'appartenenza politica, in linea con le indicazioni dei giudici. Questo significherà assolvere pienamente al nostro compito di legislatori, individuando una normativa organica della materia".

Cirinnà: Ora tocca al Parlamento

E di “decisione storica” parla anche la senatrice del Pd Monica Cirinnà, in un'intervista alla Stampa, che a sua volta ribadisce: “A questo punto il Parlamento dovrà muoversi e modificare il 580, ossia legiferare presto e bene. Se non lo farà, arriveranno altri casi". "La strada è segnata ed è quella che abbiamo scelto di seguire nel ddl a mia prima firma sull'aiuto medico a morire presentato oggi (ieri ndr.) al Senato”, ha aggiunto la senatrice, ricordando che il Parlamento "è sempre scavalcato dalla Corte quando la tira per le lunghe e decide di non decidere". "L'aria è cambiata - conclude - anche in Parlamento, senza gli oscurantisti della Lega si è creata una maggioranza larga e più attenta, che su questo rispetta maggiormente l'umore del Paese". "La sentenza della Corte indica una strada e quella strada va seguita, ma mi auguro che domani non si crei un bipolarismo etico", dice anche il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando. "Qui ci troviamo davvero a dover colmare un vuoto di cui siamo tutti quanti responsabili, una sconfitta per la politica è quando questa materia è disciplinata da una sentenza".

Cei: preoccupati per la spinta culturale

Dura la reazione della Conferenza episcopale italiana, secondo cui la decisione della Consulta "sconcerta e preoccupa" e che chiede per gli operatori sanitari "la libertà di scelta", ovvero la garanzia dell'obiezione di coscienza. La presidenza della Cei, che ha preso le distanze dalla sentenza, in una nota ha detto che “la preoccupazione maggiore è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità. I vescovi confermano e rilanciano l'impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati".

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