Governo, non c'è accordo tra M5S e Pd sui sottosegretari: slittano le nomine
PoliticaIl premier voleva la lista entro oggi, 12 settembre, in tempo per il Cdm che si è tenuto nel pomeriggio, ma l'assegnazione degli incarichi arriverà forse la prossima settimana. I dissidi nel Movimento sui nomi e sul metodo di scelta rallentano le operazioni
Non si è ancora chiusa la partita all’interno della nuova maggioranza di governo sui 42 sottosegretari da nominare. M5S e Pd non hanno trovato un accordo e il tema non è stato discusso nel Consiglio dei ministri di oggi, 12 settembre, durato 15 minuti. Il premier Conte, ieri da Bruxelles, aveva chiesto ai due alleati di governo di chiudere la lista di viceministri e sottosegretari entro l'inizio del Cdm che si è svolto nel pomeriggio, ma non è stato accontentato. All'ordine del giorno non comparivano né la nomina dei sottosegretari né i decreti per l'assegnazione ai ministri di alcune deleghe: tra le altre, il Turismo a Dario Franceschini e il Commercio estero a Luigi Di Maio (I POSSIBILI SOTTOSEGRETARI). Le nomine, quindi, sono slittate e dovrebbero arrivare la prossima settimana, come hanno spiegato fonti del M5S: ancora molte, hanno aggiunto, le caselle da definire. A quanto si apprende, non è stato neanche fissato un termine per il giuramento.
Conte detta i tempi
L’ultimo atto della disputa era andato in scena nella tarda serata di ieri sera a Palazzo Chigi, al ritorno di Conte da Bruxelles, tra il premier e i rappresentanti del Movimento 5 stelle. All’incontro - non confermato da fonti ufficiali - avrebbero preso parte i ministri Stefano Patuanelli e Vincenzo Spadafora, che per il M5s hanno condotto l’intera trattativa sulla squadra di governo. Il nodo da sciogliere sarebbe quello legato ai problemi interni al Movimento sulla squadra dei sottosegretari, che rischiano di far slittare la nomina. Il M5s, viene spiegato da diverse fonti, non avrebbe ancora trovato la propria quadra e il meccanismo delle rose di candidati avrebbe creato forti tensioni tra i pentastellati.
Le divisioni all’interno del M5s
È stato lo stesso Pd a confermare che a rallentare i tempi sono le questioni interne al M5s. "Noi siamo pronti ma i 5 stelle no", hanno spiegato alcune fonti dem. E tra candidature e autopromozioni, come riporta il Corriere, gli aspiranti sottosegretari sono oltre 200 tra M5s, Pd e Leu. La fretta nasce da un'esigenza stringente: senza i sottosegretari il lavoro del governo non può davvero iniziare.
I nodi da sciogliere tra M5s e Pd
Un braccio di ferro è in corso tra M5s e Pd anche su due deleghe pesanti del ministero dello Sviluppo: Telecomunicazioni ed Energia, che nel vecchio governo aveva tenuto Di Maio. Per le Tlc i Dem vorrebbero Antonello Giacomelli (che potrebbe anche guidare l'Agcom) e per l'Energia l'assessore laziale Gian Paolo Manzella, esperto d'innovazione. Ma i 5 stelle reclamano per sé entrambe le deleghe: all'Energia vorrebbero Dario Tamburrano, le tlc dovrebbe tenerle Patuanelli. L'intesa - sostiene qualcuno - potrebbe essere Energia al Pd e tlc al M5s, mentre l'Editoria andrebbe al Pd. Il sottosegretario all'Editoria fa capo alla presidenza del Consiglio, dunque sarebbe una presenza Dem a Palazzo Chigi: è anche questa la ragione per cui circola come nome più quotato quello del coordinatore della segreteria, Andrea Martella.
Per il M5s 22-23 sottosegretari
Il M5s dovrebbe avere tra i 22 e i 23 sottosegretari e il metodo delle rose di nomi indicati dalle commissioni avrebbe portato a grandi litigi, come alla Esteri (i contendenti M5s sarebbero Di Stefano, Del Re, Lucidi e Pacifico), dove i senatori hanno disertato la riunione. Il braccio di ferro per l'Economia dovrebbe risolversi con la nomina di Laura Castelli e Stefano Buffagni (e la delusione di Alessio Villarosa). L'ex ministro Elisabetta Trenta potrebbe diventare viceministro agli Interni e Barbara Lezzi sarebbe disposta a tornare da sottosegretario nel ministero che guidava. Poi si citano Giancarlo Cancelleri ai Trasporti, Lucia Azzolina alle Regioni, Andrea Giarrizzo o Luca Carabetta all'Innovazione. Per Leu è in pole Rossella Muroni.
Squadra del Pd praticamente chiusa
Nel Pd il mix dovrebbe portare al governo ex deputati e assessori. La squadra sarebbe sostanzialmente chiusa ma i renziani, che avrebbero in tutto quattro nomi (due a Renzi, due a base riformista), starebbero chiedendo di più. Potrebbe tornare al governo Maurizio Martina, da viceministro, e per la sua area si cita anche Debora Serracchiani. Per il Mef si citano Antonio Misiani e Luigi Marattin o Pier Paolo Baretta. E ancora: Marina Sereni, Bruno Astorre, Simona Malpezzi, Anna Ascani, Chiara Braga, Patrizia Prestipino allo Sport.