Riforma della Giustizia in Cdm il 31 luglio, ci sarà anche Salvini

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Dopo le polemiche a distanza col ministro Bonafede, alla riunione dovrebbe essere presente anche il ministro dell'Interno. Il Guardasigilli: taglieremo i tempi dei processi. Restano le tensioni tra gli alleati su autonomia e Tav

Non c'è solo la Tav  (LO SCONTRO SULLA TAV: LA LEGA ATTACCA - IL M5S REPLICA) a scaldare i toni all'interno della maggioranza (I DISSIDI SULLA MANOVRA). Il confronto infatti si è aperto anche sulla Giustizia. Secondo fonti Ansa, la riforma del ministro Bonafede dovrebbe essere pronta per il Cdm in programma alle 15 di mercoledì 31 luglio e in quella sede si testeranno le posizioni in campo tra Lega e Cinque Stelle. Alla Lega il testo piace poco, nonostante alcune correzioni. Matteo Salvini dovrebbe essere presente e, viene spiegato, deciderà solo all'ultimo, dopo aver visto i suoi, se andare allo scontro in Cdm o denunciare le criticità del provvedimento e rinviare la trincea al Parlamento.

Riforma senza nodo intercettazioni e carriere

Una cosa è certa, non è stato raggiunto l’accordo né su intercettazioni né sulla separazione delle carriere invocata dalla lega. Questi due temi, è sicuro, non fanno parte del testo. Intesa trovata invece sui 9 anni di durata massima dei processi, ridotti a 6, e aperture al cambiamento dei criteri di scelta per i membri del Csm.

Di Maio: "no" sono della Lega, aspettiamo risposte

Il ministro Luigi Di Maio, intanto, esclude la crisi. E, a chi gli rimprovera i "no" del Movimento, il vicepremier ribatte vantando alcuni "grandi" Sì come il taglio dei parlamentari, che sarà votato a settembre alla Camera: c'è un fronte trasversale che preme per il voto, denuncia, per evitare la sforbiciata. La crisi, replicano dalla Lega, è ostacolata dal fronte di coloro che sarebbero pronti a far nascere un esecutivo tecnico, anche di minoranza, pur di proseguire la legislatura. Ma per ora nulla succede: lo scontro costante si fa "lento logoramento, un'agonia", afferma un leghista. "Il governo non rischia", assicura Di Maio. A frenarlo, aggiunge, sono i No della Lega: "Siamo un po' in ritardo" sul contratto.

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