Di Maio ai ministri M5S: “Il dl Dignità non si tocca, no ritorno al Jobs act”

Politica

Il vicepremier e capo politico del Movimento ha incontrato i ministri grillini a Palazzo Chigi per parlare di alcuni dei temi ora sul tavolo dell’esecutivo. Tra questi, anche il salario minimo e la flat tax che, assicura Di Maio, “si farà e sarà rivolta al ceto medio”

In mattinata il capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio ha incontrato i ministri pentastellati a Palazzo Chigi. Nella riunione, il vicepremier ha affrontato alcune delle questioni più spinose attualmente sul tavolo: dalla flat tax al conflitto di interessi, dal salario minimo al dl Dignità. E a proposito di quest’ultimo ha assicurato: “Non si tocca. Chi rivuole ampliare la portata dei contratti a termine, sottopagando i lavoratori e altro può rivolgersi a Renzi. Il Jobs Act è stata una delle peggiori leggi mai fatte negli ultimi 20 anni”.

Conflitto di interessi e salario minimo tra le priorità

Presenti alla riunione, tra gli altri, i ministri Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Giulia Grillo e Danilo Toninelli. A loro e a tutti i presenti, Di Maio ha ricordato come la questione del conflitto di interessi sia una priorità nell’agenda di governo, così come lo è quella del salario minimo. “È il prossimo passo: restituire dignità a circa 3 milioni di lavoratori sottopagati. È una legge presente in tanti paesi europei e l'Italia non può restare a guardare".

Di Maio: “La flat tax si farà”

Ma Di Maio ha parlato anche di una misura che non è tra quelle portate avanti dal suo Movimento, ma dall’alleato leghista: la flat tax. Tassa che, ha assicurato Di Maio, “si farà e sarà rivolta al ceto medio. L'abbassamento delle tasse è indispensabile e vogliamo rilanciare la nostra economia. Quindi su questo punto avanti come un treno”. Infine, il capo politico pentastellato ha voluto rassicurare i suoi sulla tenuta dell’esecutivo, sottolineando che “il governo va avanti, noi non tradiamo la parola data ai cittadini. Siamo leali e dobbiamo completare punto dopo punto tutto il contratto di governo”.

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