Nel giorno in cui è scaduta l'intesa con il Mise, sono state dichiarate inammissibili tutte le proposte da inserire nel decreto crescita per salvare l’emittente. La richiesta di revisione del Carroccio e dei dem non passa: M5s resta contrario. Bagarre in commissione
Niente da fare per Radio Radicale, almeno per ora: gli emendamenti al decreto crescita che chiedevano di prorogare la convenzione - ormai scaduta - restano inammissibili perché il Movimento 5 Stelle è rimasto contrario. D'accordo, invece, tutti gli altri gruppi, a partire dalla Lega, ma serviva l'unanimità. Dopo lo stop definitivo agli emendamenti in commissione alla Camera è scoppiata la bagarre: tutti i gruppi sono intervenuti per tentare di convincere i pentastellati a cambiare idea.
La decisione su Radio Radicale
La norma, all'esame delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, era stata bocciata in mattinata, poi il Carroccio aveva presentato ricorso, ma il Movimento 5 Stelle, nonostante qualche voce in dissenso, è rimasto contrario. D'altronde, le parole del sottosegretario all'Editoria, Vito Crimi, avevano gelato le aspettative dei lavoratori e dei sostenitori dell'emittente. "La mia posizione non è mai cambiata, se ci fossero state novità lo avrei annunciato. Questa è la posizione del governo e così rimane", aveva detto. Nel Movimento 5 Stelle si erano registrate però le aperture di alcuni parlamentari. Anche Luigi Di Maio aveva fatto trapelare la volontà di trovare a una soluzione che consentisse la sopravvivenza di Radio Radicale.
Gli emendamenti sul tema
Diversi gli emendamenti al dl crescita sul tema, tra cui quello della Lega a prima firma di Massimiliano Capitanio che puntavano a una proroga di sei mesi, prima di una nuova gara. L'importo sarebbe stato inferiore a quello della precedente convenzione (3,5 milioni per sei mesi contro i 10 milioni per un anno del passato) e questo sembrava poter convincere gli alleati a dare il via libera. La speranza dei lavoratori e dei sostenitori di Radio Radicale, ora, è che lo stop all'emendamento sia legato solo a ragioni tecniche e che un clima meno acceso nella maggioranza dopo le elezioni europee del 26 maggio (LO SPECIALE) favorisca il raggiungimento di accordo e l'inserimento della proroga in un altro provvedimento.
Appello di Giachetti: "Radio non sia spenta domani"
"Qualsiasi cosa accada è importante che la radio non sia spenta domani", aveva detto Roberto Giachetti in giornata dall'ospedale dove è ricoverato dopo cinque giorni di digiuno Roberto Giachetti. Il deputato Pd, in collegamento con una conferenza stampa alla Camera, aveva anche lanciato un appello: "Tutto è in mano ai presidenti delle Commissioni Carla Ruocco (M5S) e Claudio Borghi (Lega): tengano accesa la fiammella della speranza, tenendo conto anche delle indicazioni dell'Agcom sul valore dell'emittente come servizio pubblico". Alla conferenza erano presenti anche il direttore di Radio Radicale Alessio Falconio, l'amministratore delegato Paolo Chiarelli e l'editore Maurizio Turco.
Le reazioni alla bocciatura dell’emendamento
In giornata, quando sono state ritenute inammissibili tutte le proposte di proroga, sono scattate subito diverse reazioni. “Faremo ricorso”, aveva annunciato su Twitter il deputato del Pd Filippo Sensi. "Studiare tutti i tentativi, fino all'ultimo minuto, affinché Radio Radicale non chiuda", l'invito del segretario del Pd Nicola Zingaretti. Mentre il deputato di Forza Italia Renato Brunetta “è inaccettabile che venga messa a tacere la libertà informazione. Difendiamo la democrazia, salviamo Radio Radicale!".