È scontro tra alleati di governo dopo la notizia che il sottosegretario ai Trasporti della Lega è indagato per corruzione. Il leader 5s: "Dimissioni una questione morale e politica". Replica il ministro Bongiorno: giustizialismo a intermittenza. Conte chiede chiarimenti
La notizia che Armando Siri, sottosegretario ai Trasporti della Lega, è indagato per corruzione insieme ad altre nove persone fa litigare le forze di governo. Siri si è detto "tranquillissimo" e ha annunciato che non si dimetterà. Se la Lega difende compatta il suo esponente - con il leader Matteo Salvini che dice: “Lo conosco, piena fiducia e stima in lui” - il M5s attacca: "Sarebbe opportuno che il sottosegretario Siri si dimettesse”, tuona il capo politico Luigi Di Maio, per poi aggiungere: "Un sottosegretario indagato per fatti legati alla mafia è un fatto grave. Non è più una questione tecnica giuridica ma morale e politica”. Una presa di posizione che fa infuriare gli alleati dell’esecutivo. “Stupisce il loro giustizialismo a intermittenza”, replica il ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno. Mentre il Pd denuncia un “giustizialismo del Carroccio a fasi alterne”. Il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha nel frattempo disposto il ritiro delle deleghe a Siri e il premier Giuseppe Conte, che precisa di non avere avuto il tempo di parlare con lui, chiede un "chiarimento". (SIRI: I 5 STELLE MI USANO COME CARNE DA MACELLO)
Siri si difende
"Io sono tranquillissimo e non mi dimetto dal governo”, ha ribadito più volte in giornata Siri, che assicura di avere il sostegno della Lega. "Sono allibito, quello che è successo è assurdo. Da quando sono al governo ho parlato con tante persone che poi millantano di conoscermi. Non ho fatto niente di male: non ho ragioni per dimettermi”. Siri ha voluto precisare che respinge “categoricamente le accuse che mi vengono rivolte. Non ho mai piegato il mio ruolo istituzionale a richieste non corrette. Chiederò di essere ascoltato immediatamente dai magistrati e se qualcuno mi ha accusato di queste condotte ignobili non esiterò a denunziarlo".
Di Maio: “Dimissioni una questione morale e politica”
"Negli uffici legislativi di vari ministeri c'era la proposta normativa di Siri sull'eolico - spiega Di Maio -, ma il M5S ha sempre dato parere negativo, perché era una sanatoria del settore. Se il Mise non avesse detto di no alla proposta di Siri probabilmente ci sarebbero stati anche membri del mio staff indagati". Il vicepremier va dritto al punto: "Sarebbe opportuno che il sottosegretario Siri si dimetta. Gli auguro di risultare innocente e siamo pronti a riaccoglierlo nel governo quando la sua posizione sarà chiarita” (VIDEO). "Non so se Salvini sia d'accordo con questa mia linea intransigente - prosegue -, ma è mio dovere tutelare il governo e l'integrità delle istituzioni”. Secondo il ministro del Lavoro, ”un sottosegretario indagato per fatti legati alla mafia è un fatto grave. Non è più una questione tecnica giuridica ma morale e politica. Va bene rispettare i tre gradi di giudizio, ma qui la questione è morale. Ma se i fatti dovessero essere questi è chiaro che Siri dovrebbe dimettersi”. Una richiesta che viene ribadita anche da altri esponenti del partito.
Salvini: “Mai chiesto le dimissioni se esponente M5s indagato”
Ma la Lega fa quadrato attorno a Siri. "L'ho sentito oggi, l'ha letto dai giornali, è assurdo. Lo conosco, lo stimo, non ho dubbio alcuno, peraltro stiamo parlando di qualcosa che non è finito neanche nel Def”, lo difende il leader del Carroccio Salvini (VIDEO). Il riferimento è alla presunta tangente che Siri avrebbe intascato per modificare una norma da inserire nel Def 2018 che avrebbe favorito l'erogazione di contributi per le imprese che operano nelle energie rinnovabili. ”Assolutamente sì", risponde ancora Salvini a chi gli chiede se ha piena fiducia in Siri. "Siri non si deve dimettere - ribadisce il vicepremier - C’è solo un'iscrizione nel registro degli indagati e solo se sarà poi condannato dovrà mettersi da parte”. "Non ho mai chiesto - ha aggiunto Salvini - di far dimettere la Raggi o parlamentari dei Cinquestelle quando anch'essi sono stati indagati”.
Bongiorno: “Da M5s giustizialismo a intermittenza”
Non si fa attendere la risposta del M5s, che in una nota scrive: ”Salvini dice di non aver mai chiesto le dimissioni per un indagato per corruzione M5s. Non lo ha mai fatto perché siamo immediatamente intervenuti noi con i nostri anticorpi. Ci ha pensato subito il M5S a intervenire. Oggi le chiediamo perché chi dovrebbe intervenire invece non lo fa, è molto semplice”. Ma l’attacco dei pentastellati non è piaciuto al ministro Giulia Bongiorno: ”Stupisce il giustizialismo a intermittenza con il quale vengono valutate le diverse vicende giudiziarie a seconda dell'appartenenza del soggetto indagato a uno schieramento politico".
Pd: “Lega a fasi alterne, contro di noi comizi da sciacalli”
"Fatti gravi ma noi oggi non andremo a Palermo o sotto Palazzo Chigi a fare comizi da sciacallo". Così fonti Pd commentano l'indagine al sottosegretario leghista polemizzando con il comizio di ieri di Matteo Salvini in Umbria dopo le dimissioni di Catiuscia Marini. "Salvini la smetta di pontificare. La presunzione di innocenza vale per tutti, sia per la presidente dell'Umbria Catiuscia Marini che per il suo sottosegretario Armando Siri. Il leader della Lega non può invocare la forca a Perugia e tornare da garantista a Roma”, afferma il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci. Quello di Salvini, aggiunge, "è un atteggiamento intollerabile. La Costituzione deve essere in vigore per ogni italiano".