Marino assolto, Orfini: "Non mi scuso per averlo sfiduciato, non era adeguato"

Politica

Dopo l’assoluzione dell’ex sindaco di Roma, l’ex commissario del Pd conferma la decisione presa all'epoca: "La mai scelta fu politica, stava amministrando male la città”, scrive su Facebook. Renzi: felice per lui ma non è decaduto per la vicenda degli scontrini

“Non mi scuso con Marino, non era adeguato”. Matteo Orfini, che durante l'era Marino era commissario del Pd di Roma, in un post su Facebook, ribadisce la sua posizione e - il giorno dopo l'assoluzione dell'ex sindaco per la vicenda degli scontrini delle cene di rappresentanza - rivendica il percorso che ha portato l'ex primo cittadino alla caduta dal Campidoglio. Era il mese di ottobre del 2015 quando i consiglieri Pd che reggevano la maggioranza in Comune consegnarono in massa le dimissioni dal notaio. "Non si può dire che l'esperienza di Marino sia stata chiusa dalla vicenda scontrini, perché su quello gli attacchi venivano dai M5s, da uno che portava le arance e ora è agli arresti", sostiene l’ex premier Matteo Renzi, che si dice felice della sua assoluzione. “Su Marino - aggiunge Renzi, nel corso della presentazione del suo libro al centro commerciale "i Granai” - il Pd di Roma e i consiglieri scelsero le dimissioni per il suo lavoro amministrativo, la motivazione non erano gli scontrini".

Pressing social per "scuse" dal Pd

Oggi, invece, a 24 ore dalla sentenza della Cassazione che ha assolto l'ex sindaco di Roma – perché il fatto non sussiste nel procedimento legato agli scontrini che rendicontavano spese sostenute con la carta di credito del Campidoglio - al centro della polemica di diversi utenti sui social sono finiti proprio i profili di coloro che vengono considerati da alcuni i registi politici di quell'operazione, Matteo Renzi e Orfini in primis (all'epoca rispettivamente presidente e segretario Dem). "Aspettiamo le scuse a Ignazio Marino", è il commento più ricorrente sotto agli ultimi post - dedicati ad altri argomenti - dei due leader del Pd. Ma l’ex presidente del Pd ed ex commissario del Pd di Roma, non ci sta.

Raggi governa per disastro amministrativo di Marino

"Alcuni, compreso qualche dirigente del Pd, mi chiedono di scusarmi per la scelta di avere sfiduciato Ignazio Marino -  scrive Orfini su Facebook - . Ovviamente non credo di doverlo fare, perché quella scelta l'ho assunta spiegando fin dal primo momento che non era legata all'inchiesta. Marino non era adeguato a quel ruolo, stava amministrando male Roma, la città era un disastro". E aggiunge: "Molti obiettano che" la scelta di sfiduciare Ignazio Marino "ha portato la vittoria della Raggi e il disastro attuale. Per carità, ognuno può interpretare a piacimento il nesso di causa-effetto. Dal mio punto di vista, la Raggi l'ha portata il disastro amministrativo prodotto da Marino e una inchiesta - Mafia capitale - che sconvolse la città e il Pd".

Renzi: “Contro Marino campagna di fango del M5S”

Quella scatenata "contro Marino è stata una violenta campagna di fango del M5S contro l'allora sindaco per i suoi guai giudiziari”, scrive Renzi, nel suo blog Enews. “Le dimissioni di 26 consiglieri del Pd e il decadimento del sindaco non avevano niente a che fare coi problemi giudiziari o con gli scontrini – si legge nel blog -. Nel 2015 la scelta del Pd romano fu totalmente figlia di valutazioni amministrative legate al governo di Roma. Il Pd romano prese una decisione politica".

Video in rete

In risposta, diversi utenti in rete fanno circolare un video in cui gli allora consiglieri comunali Virginia Raggi, attuale sindaca, e Marcello De Vito, presidente dell'Assemblea Capitolina in carcere da 20 giorni con l'accusa di corruzione nell'ambito dell'inchiesta sullo stadio dell'As Roma, chiedono la documentazioni relativa agli scontrini agli uffici comunali, altrimenti avrebbero "chiamato i Carabinieri".

Assolto Marino

Marino ha appreso la notizia dell'assoluzione mentre si trova in Messico per un convegno medico. Dopo la fine della sua esperienza in Campidoglio, il chirurgo è tornato alla sua professione medica alla Thomas Jefferson University di Filadelfia. Chi lo ha incontrato negli ultimi mesi lo descrive come amareggiato per il modo in cui si è conclusa la sua esperienza in Campidoglio e desideroso di dedicarsi solamente al suo lavoro.

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