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Primarie Pd, Zingaretti: "In caso di crisi di governo, chiederei elezioni anticipate"

Politica
(Foto: Ansa)

Si avvicina il voto del 3 marzo per la segreteria dem, e il presidente della Regione Lazio attacca l’esecutivo sul caso Diciotti: consultazione online è buffonata. Martina: proporrò una segreteria unitaria. Giachetti: sono fedele al progetto avviato da Renzi

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"Se ci fosse una crisi di governo e fossi segretario, ferme le prerogative del capo dello Stato, chiederei le elezioni anticipate". A due settimane dal voto delle primarie del Pd del prossimo 3 marzo (I RISULTATI DAL 2007 A OGGI - TUTTI I SEGRETARI), il candidato e presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti fa il punto sulla situazione del partito e sullo stato di salute dell’esecutivo, che si trova ad affrontare il caso Diciotti. Un governo contro cui uno dei suoi sfidanti, Maurizio Martina, propone un fronte compatto: "I miei avversari non sono Zingaretti e Giachetti ma Salvini e Di Maio: se vinco proporrò una segreteria unitaria. L'unità delle nostre forze non è retorica, ma una necessità di fronte a questa destra". Per il terzo in corsa per la poltrona di segretario, Roberto Giachetti, un altro grosso problema è invece proprio la data delle primarie: "Chiederò scusa a migliaia di candidati del Pd alle amministrative e alle europee che affrontano una campagna elettorale senza una leadership. Siamo in una situazione ridicola determinata dallo spostamento del congresso in avanti".

Zingaretti: consultazione online su Diciotti è una buffonata

Zingaretti, a margine di un’iniziativa a Roma, commenta il caso Diciotti e la votazione degli iscritti al M5s che, sulla piattaforma Rousseu, domani potranno dire la loro sull’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier Matteo Salvini. "Questa buffonata annunciata della consultazione online sulla quale tutti sappiamo come andrà a finire francamente è un altro segnale di un disorientamento e di una non assunzione di responsabilità - dice il presidente della Regione Lazio - perché forse mi sbaglierò, ma potrei scrivere dal notaio quale sarà il risultato". Poi un altro affondo al governo giallo-verde: "Noi saremo rigorosi nel mantenere gli impegni, ma smettiamo di permettere a chi ci sta governando di pensare che gli italiani siano dei polli di allevamento come sta accadendo in questi giorni in cui dicono tutto e il contrario di tutto". E aggiunge: "Si fanno i selfie, vanno in giro con le divise, ma intanto la produzione industriale crolla, la crescita si è fermata e ogni giorno si perdono centinaia di posti di lavoro. A me fa piacere che loro ridano, ma c'è poco da ridere".

Zingaretti: Gentiloni sarebbe un ottimo presidente del Pd

Sul Pd, invece, Zingaretti, intervistato a In mezz’ora, osserva che è sbagliato ridurre il partito “a una sola funzione di denuncia di quello che non va” perché “dobbiamo anche capire come siamo in grado di dare ai problemi della gente risposte più credibili di chi ha vinto le elezioni e che si rivela incapace di risolvere i problemi”. E su Renzi dice: “Mi auguro che ci sia. Poi deciderà lui cosa fare e rispetterò ogni su scelta. Ma non credo che lascerà il Pd. Spero porti contributo costruttivo". Infine, sull’ipotesi di Paolo Gentiloni presidente del Pd osserva: "Ha dato la sua disponibilità e sarebbe una ottima scelta".

Martina: dialogo con elettori delusi di M5s e Lega

Sempre nella trasmissione di Lucia Annunziata, anche Martina attacca il governo, in particolare il M5s che ha “perso l'anima: ormai sono a destra. Con chi parla con i gilet gialli estremisti non ho nulla da dire, altra cosa confrontarmi con gli elettori che votavano Cinque stelle per la voglia di cambiamento". Il candidato alla segreteria punta quindi al dialogo con “i lavoratori che non si sentono più rappresentati da quel movimento e ora sono delusi”, ma anche con “l'elettorato leghista: l'artigiano della pedemontana non vuole che le grandi opere siano fermate da questo governo".

Martina: il nostro problema non è cosa fa Renzi

Con uno sguardo al partito, invece, Martina osserva: "Penso che abbiamo lavorato bene quando abbiamo recuperato il Paese sul fronte della crescita, tuttavia quella crescita l'abbiamo distribuita male: questo è stato un problema cruciale". E, aggiunge, il tallone d’Achille del suo Pd è stata “la questione sociale: sono orgoglioso del lavoro fatto, ma inquieto per quello che non abbiamo fatto. Nella lotta alla povertà - spiega - il reddito d'inclusione l'abbiamo fatto tardi. Dovevamo essere più radicali con alcuni interventi: avremmo dovuto fare il salario minimo reale”. Poi torna anche lui sull’ex segretario Matteo Renzi: “Lui non è il nostro tema. Io rispetto la sua scelta. Il nostro problema non è cosa fa lui, ma cosa fa la destra pericolosa che sta governando il Paese".

Giachetti: Renzi è l’ossessione e l’alibi di molti

Chi invece difende l’operato di Renzi è Giachetti, che sempre a In mezz’ora ha detto di essere “assolutamente fedele al progetto avviato da Renzi” e ha definito l’ex presidente del Consiglio “l'ossessione e alibi per molti”. Secondo il candidato alle primarie, “con Renzi dobbiamo fare i conti; ha detto che per fortuna rimane nel Pd. Penso che ci resterà: lo ha detto in modo ineccepibile. Io non sono in una caserma ma in una comunità politica. Se il partito va da un'altra parte non resto a destabilizzare la leadership democraticamente scelta". E alla domanda su chi intenda salvare del “Pantheon” del partito risponde: "Se si parla di Veltroni ok. Se si parla di D'Alema e degli altri scappati di casa, allora è meglio che vadano dove sono andati. Io sono del Pd a vocazione maggioritaria lanciato da Veltroni. La vocazione maggioritaria si raggiunge con la vocazione politica”. E anche lui, come Martina, aggiunge: “Io voglio parlare agli elettori del M5S".