La Commissione non esclude, in caso di "ritardi prolungati, di dover chiedere all'Italia i contributi già versati" per l'opera. Intanto prosegue la polemica tra Lega e M5s. Salvini: se lavori partono, primo treno nel 2030. Toninelli: chi se ne frega di andare a Lione
Mentre continua senza sosta lo scontro politico nella maggioranza sulla Tav, dall’Unione europea arriva un monito: "Non possiamo escludere, se ci sono ritardi prolungati, di dover chiedere all'Italia i contributi già versati" per l’opera. Un portavoce della Commissione Ue, ribadendo la posizione sulle incertezze che gravano sulla realizzazione della Torino-Lione, aggiunge che c’è anche il "rischio che, se i fondi non sono impiegati, possano essere allocati ad altri progetti" europei. Secondo l’Ue, “l’attuale analisi costi-benefici" su cui lavora il governo italiano "non è stata richiesta dalla Commissione", ricordando che già era stata presentata nel 2015 (LE TAPPE DI UNA VICENDA LUNGA 20 ANNI). "L'analisi è stata decisa da un governo sovrano che vuole spendere al meglio i fondi pubblici", è la replica del titolare del Mit Danilo Toninelli, che in mattinata, ha derubricato così l'importanza della Tav: "chi se ne frega di andare a Lione". Parole sulle quali ironizza il Comitè Transalpine Lyon-Turin: "Ecco la potenza delle argomentazioni del M5S"
La replica di Toninelli
Parlando in particolare dell'analisi costi-benefici, il portavoce Ue ha spiegato che questa era già stata presentata in modo congiunto da Italia e Francia nel 2015 e valutata positivamente dal board della Cef per l'attribuzione dei fondi. "Dobbiamo stare attenti ai ritardi che già ci sono a causa della sospensione degli appalti", ha detto il portavoce, ricordando che sono 813,8 milioni di euro i fondi Ue approvati e stanziati per la Tav. Finora Bruxelles non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte di Roma. Su questo punto ha replicato immediatamente il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: "L'Ue stia tranquilla, tra pochi giorni avrà, come da accordi, tutta la documentazione".
Salvini: Di Maio mi spieghi il no numeri alla mano
Intanto non si placa il dibattito interno al governo giallo-verde: le due anime dell’esecutivo, Lega e M5s, sono divise tra favorevoli e contrari alla realizzazione della Tav. Oggi il vicepremier Salvini ha detto: "Voglio risolvere i problemi e finire le opere lasciate a metà. Se costa di più fermare un'opera e tornare indietro, che finirla e andare avanti togliendo tir dalle strade, inquinamento dall'aria e aiutando imprenditori e pendolari non capisco perché bisogna fermarsi. Di Maio dice che finché è al governo non si farà? Mi spieghi perché. Non ci sono tifosi del sì e del no. Mi spieghi perché, numeri alla mano, è sconveniente usare treni veloci che ci collegano al resto del mondo risparmiando inquinamento e risparmiando quattrini”. Il ministro dell'Interno ha poi affermato al programma Quarta Repubblica che la Tav "dovrebbe essere un vanto per l'Italia. Se i lavori partono il primo treno passa nel 2030, ma non dipende solo da me, faccio parte di un'alleanza. Su questo non siamo d'accordo e cerchiamo una soluzione".
Di Maio a Salvini: lavoriamo su cose su cui c'è accordo
La replica dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio, è che "in questo momento è intelligente andare avanti. Lavoriamo sulle cose su cui siamo d' accordo e mettiamo un attimo da parte quelle su cui non siamo d' accordo. Sono due-tre giorni che si sono mischiate un po' di cose. Prima le differenze di opinione sulla Tav, perché per me con 20 miliardi si costruiscono 2500 scuole nuove a regola d'arte e antisismiche. Poi si è mischiata la Tav con l'autorizzazione della giunta. Queste sono ricostruzioni che non mi appartengono. Io non ragiono con gli scambi politici”, ha aggiunto a proposito delle voci su un possibile legame tra Tav e caso Diciotti.
Toninelli: noi senza pregiudizi, spero neanche Lega
Sulla Tav "noi non abbiamo alcun pregiudizio, spero non ne abbia neanche la Lega – ha sottolineato Toninelli -. Se delle persone che si guardano negli occhi in maniera concreta capiscono se conviene e o no faranno la scelta migliore, quindi non cadrà il governo sulla Tav". Il ministro ha aggiunto che se l'opera non si dovesse fare "i soldi non si perderanno", ma non ha risposto alla questione delle eventuali penali.