Nei corridoi parlamentari viene evocata la crisi dell'esecutivo. Conte: "Tutto il governo si esprimerà sulla Torino-Lione". Salvini apre all'eventuale referendum invocato da Chiamparino. Appendino: "Lega in piazza coi Sì Tav fa ridere"
Le frizioni tra M5S e Lega sulla Tav mandano in fibrillazione il governo. E il premier Giuseppe Conte prova a mediare. "Tutto il governo - dice il presidente del Consiglio agli Stati Generali dei consulenti del lavoro - si esprimerà sulla Tav adesso che il lavoro istruttorio è stato completato: io confesso non l'ho ancora letto, lo studieremo tutti e definiremo, come abbiamo detto, un percorso di valutazione, trasparente, comunicato ai cittadini ed espliciteremo la decisione del governo". La sempre più probabile bocciatura della Torino-Lione da parte dei tecnici che stanno effettuando l’analisi costi-benefici sta facendo vacillare nuovamente la maggioranza. La Lega, a differenza del M5s, preme per il sì alla Tav. "Non è un problema - afferma Conte - che scenda in piazza la Lega o il Movimento o i cittadini". Ma le due forze alla guida del Paese sono spaccate anche sulla vicenda delle trivelle. Lo stop alle esplorazioni che il vicepremier Luigi Di Maio vorrebbe inserire nel decreto semplificazioni non piace al Carroccio. M5s e Lega sembrano ai ferri corti come non mai. Matteo Salvini assicura di "non voler fare saltare il governo" e nega anche un rimpasto. Anche Di Maio è certo: "Matteo, Giuseppe Conte ed io troviamo sempre una soluzione". Ma la crisi di governo viene evocata apertamente nei corridoi parlamentari.
La Tav verso la bocciatura
Il principale terreno di scontro è ora sulla Torino-Lione. La valutazione dell’opera sarebbe negativa. Lo hanno fatto capire fonti del Mit, l'attesa per conoscere le osservazioni, economiche e giuridiche, e soprattutto i numeri preparati dalla task force nominata dal governo, durerà ancora qualche giorno. Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli spiega che "a fine gennaio penso che potrò avere l'analisi completa" e ricordato che nel contratto di governo "c'è scritto 'ridiscutere integralmente l'opera': è quello che stiamo facendo e per la prima volta con consapevolezza". E il contratto, ha sottolineato, "vincola le due forze di governo anche diverse tra loro”.
Chiamparino e Salvini chiedono il referendum
Ma i favorevoli alla Tav come il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e il leader della Lega Salvini invocano il referendum, in caso di extrema ratio, mentre il vicepremier Di Maio puntualizza: "Non ho letto la relazione dell'analisi costi-benefici, aspettiamo il dato ufficiale, ma M5S è contro quell’opera”. Chiamparino invita il governo a fare in fretta: "Non ha più alibi, i dati tecnici ci sono, li completi e decida". Se il verdetto sarà semaforo rosso alla nuova Torino-Lione, "chiederà al Consiglio regionale del Piemonte di indire con apposita legge un referendum consultivo". L'invito del governatore del Piemonte riguarda tutto il nord: "Se lo vorranno - dice - potranno unirsi i colleghi di Veneto, Lombardia e Liguria e Valle d'Aosta". L'eventuale consultazione popolare è accolta da Matteo Salvini: "Sono a favore della Tav e affinché vada avanti. Se l'analisi costi-benefici fosse negativa, nessuno di noi vorrebbe né potrebbe fermare una richiesta di referendum”. Esponenti della Lega scenderanno in piazza sabato 12 gennaio a Torino con il movimento Sì Tav. Non si può fermare l'opera, affermano fonti leghiste facendo notare la prudenza del M5s, perché avrebbe costi pesanti e rischi di 'ritorsione' dei francesi su dossier come Fincantieri.
Appendino: "La Lega in piazza fa sorridere"
Ma la polemica non si placa e viene rialimentata dalla sindaca di Torino Chiara Appendino: "Come sempre non giudico mai chi va in piazza, quindi se qualcuno è favorevole all'opera può tranquillamente andare a manifestare la propria idea. Certo fa sorridere il fatto che lo faccia un alleato che ha sottoscritto un contratto di governo che dice chiaramente che c'è un accordo su rivedere interamente l'opera. Prima di manifestare per il sì dovrebbe rispettare il contratto e aspettare l'analisi".
Il caso trivelle
A far scricchiolare ulteriormente l’intesa di governo è il caso trivelle. I sottosegretari leghisti Dario Galli e Vannia Gava si oppongono all'alt che Di Maio vorrebbe inserire nel decreto semplificazioni. Dal M5s Manlio Di Stefano invita Salvini a fermare i suoi, ma il ministro dell'Interno non lo fa e anzi rilancia: "Trivellare vicino alla costa no, ma dire di no a ricerche in mezzo al mare per partito preso rimettendo in discussione contratti già fatti non mi sembra molto intelligente. Noi l'energia la paghiamo molto più cara rispetto agli altri. Ok alla tutela dell'ambiente, ma non possiamo far finta che il mondo si sia fermato".