Decreto sicurezza, Chiamparino a Sky tg24: "Anche il Piemonte farà ricorso a Consulta"

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Il presidente della Regione motiva la decisione spiegando che il testo, impedendo il rinnovo del permesso per motivi umanitari, “avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari ed assistenziali”. Si uniscono Umbria e Emilia Romagna, la Basilicata valuta

Dopo la Toscana, anche la regione Piemonte, la regione Umbria e la regione Emilia Romagna annunciano che faranno ricorso alla Corte Costituzionale sulla parte del decreto sicurezza che tocca le competenze regionali. Per quanto riguarda il Piemonte, lo ha confermato il presidente Sergio Chiamparino che, intervistato questa mattina da Sky tg24, ha affermato: "Ci rivolgeremo alla Corte: proprio stamattina ho avuto conferma dalla nostra avvocatura - che su questo si sta anche confrontando con i colleghi della regione Toscana - che esistono le condizioni giuridiche per il ricorso alla Consulta, visto che il decreto impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari ed assistenziali, di nostra competenza, che la regione ha finora erogato ai migranti interessati". Intanto anche la Regione Basilicata sta valutando se ricorrere contro il decreto sicurezza. Il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha spiegato che la regione ha deciso di rivolgerci alla Consulta "impugnando non l'intero decreto, ma le norme che più direttamente riguardano le regioni e i comuni e che stanno generando conflitto e confusione".

"Continueremo a fornire le cure necessarie"

"Noi - ha aggiunto Chiamparino - continueremo a fornire le cure necessarie, in base al principio universale che quando una persona sta male deve essere curata. Nelle nostre strutture sanitarie non abbiamo mai escluso nessuno e continueremo a non escludere nessuno. Sono evidenti - ha concluso il governatore - le gravi conseguenze che il decreto avrà sul territorio regionale, creando di colpo una massa di 'invisibili' di cui in qualche modo la regione e i comuni dovranno comunque occuparsi, nel campo della sanità e delle politiche sociali, con evidenti e paradossali ripercussioni negative proprio sul tema della sicurezza e della convivenza civile".

Anche l'Umbria fa ricorso

La Regione Umbria ha invece deciso di ricorrere nel corso della seduta di oggi della giunta regionale, dopo che la presidente Catiuscia Marini già nei giorni scorsi aveva annunciato di valutare il ricorso alla Consulta. L'azione decisa oggi, fa sapere la governatrice, è nel segno di una "tradizione millenaria di civiltà del popolo umbro, improntata ai principi di convivenza pacifica e solidarietà, sempre vicina a chi ne ha bisogno. Questa è la terra di San Francesco e San Benedetto - ha aggiunto Marini - è la terra della spiritualità che si è fatta accoglienza. Ai nostri valori ispirati alla Carta Costituzionale e alle convenzioni internazionali di salvaguardia dei diritti dell'uomo non rinunciamo".

Basilicata: "Vogliamo prendere una decisione ragionata"

La vicepresidente della Regione Basilicata, ha detto all'Adnkronos che nel pomeriggio ci sarebbe stata una riunione di giunta con all'ordine del giorno il decreto sicurezza: "Iniziamo una discussione per capire cosa fare. Valuteremo, sentendo anche i nostri avvocati, per capire che speranza c'è nel fare ricorso". Franconi ha spiegato che data la complessità del decreto la giunta della Regione Basilicata vuole "prendere una decisione ragionata".

La protesta degli amministratori

Due giorni fa il presidente della Toscana Enrico Rossi aveva annunciato il ricorso della Regione e dichiarato il pieno sostegno alla protesta dei sindaci dei giorni scorsi, con diversi primi cittadini che si sono schierati al fianco di Leoluca Orlando, alla guida del Comune di Palermo, che ha disposto la sospensione di una parte del decreto sicurezza. Secondo Rossi, "fanno bene a ribellarsi a una legge disumana che mette sulla strada, allo sbando, decine di migliaia di persone che così diventano facile preda dello sfruttamento brutale e della criminalità organizzata, aumentando l'insicurezza".

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