Mercoledì la Commissione potrebbe già richiedere l’apertura di una procedura di infrazione. Il presidente dell’Inps lancia l’allarme: “Dati del governo sbagliati”. Di Maio replica: "No allarmismi, quota 100 si farà". Mattarella: "Con Ue prospettive di crescita comune"
Il percorso della manovra arriva a una settimana decisiva per il rapporto tra Roma e Bruxelles, ma anche tra Roma e gli altri Paesi dell'area euro. Oggi è stato convocato un Eurogruppo straordinario in cui, anche se il tema non è all’ordine del giorno, si parlerà molto probabilmente del caso Italia. Il vero banco di prova è fissato però per mercoledì 21: la Commissione pubblicherà, come previsto, il suo parere sulla manovra, ma non si esclude che possa anche richiedere, da subito, l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per mancato rispetto della regola del debito (COSA RISCHIA L'ITALIA). "La procedura d'infrazione Ue sui conti? Non mi preoccupa", assicura il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parla invece della necessità di una "prospettiva di crescita comune" con l'Unione europea.
Intanto il presidente dell’Inps Tito Boeri lancia l’allarme sulla riforma delle pensioni e la cosiddetta quota 100, denunciando conti sbagliati da parte dell’esecutivo: “L’idea di una dotazione piatta e costante a sette miliardi l’anno non è minimamente supportata da alcuna delle simulazioni che ci hanno chiesto”, dichiara, preoccupato dalla “delegittimazione sistematica di organi indipendenti, autorità di controllo, regolatori o pareri tecnici”. "Eviterei allarmismi inutili. Quota 100 si farà", replica Di Maio. "Boeri è da mesi in campagna elettorale, magari sfiderà Minniti alle primarie Pd" è la provocazione di Salvini.
Le tappe della manovra
Se la Commissione decidesse di aprire la procedura di infrazione già mercoledì prossimo, toccherebbe poi all'Eurogruppo del 3 dicembre affrontare formalmente la questione. I tempi non sono certi, così come non è ancora certo nemmeno l'avvio della procedura, anche se sembra ormai quasi scontato. Il governo giocherà comunque fino all'ultima carta a sua disposizione per cercare di convincere l'Europa della fondatezza delle sue scelte. Il Mef lo ha già fatto nel Rapporto sui fattori rilevanti richiesto e inviato a Bruxelles pochi giorni fa, e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, lo farà nella riunione di oggi con gli altri protagonisti europei. Probabilmente lo farà anche il premier Giuseppe Conte, che punta ad avere un colloquio diretto con Jean Claude Juncker. Qualsiasi sia il giudizio espresso dalla Commissione mercoledì, la legge di bilancio seguirà intanto probabilmente senza troppe interferenze esterne il suo percorso parlamentare. Malgrado le tensioni interne alla maggioranza, Lega e M5S sembrano determinati in Parlamento a non stravolgere minimamente i capisaldi del provvedimento. Oggi si valuteranno quindi le ammissibilità degli emendamenti che la Commissione Bilancio dovrebbe cominciare a votare da mercoledì. Vista la concomitanza dell'esame del decreto fiscale in Senato, è probabile però che l'inizio delle votazioni slitti di qualche giorno (I PILASTRI DELLA MANOVRA).
Mattarella: "Con Ue prospettive di crescita comune"
"L'integrazione europea ha messo in comune il futuro dei suoi popoli per cancellare frontiere e superare divisioni", ha ricordato intanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo a Merano per i 130 anni del gruppo editoriale Athesia. "Questo ha creato una prospettiva crescente che mette in comune tutti i popoli europei ciascuno con la propria identità, cultura e carattere ma accomunati da questa comune prospettiva di pace e collaborazione e di crescita comune", ha poi aggiunto.
Boeri: "Inps non è parafulmine per reazioni"
Uno dei capisaldi della manovra, la riforma delle pensioni, è però nel mirino del presidente dell’Inps Tito Boeri, che, in un’intervista al Corriere della Sera, denuncia la mancanza di coperture: “Il governo ci ha chiesto delle simulazioni e ne abbiamo fatte tantissime. Tutte implicano per forza che ci sia un forte incremento della spesa nei primi anni: all’inizio c’è un grande gruppo di persone che entra a carico del sistema pensionistico e ogni anno se ne aggiungono altre che maturano i requisiti, dunque la spesa non può che aumentare”, spiega Boeri. E poi aggiunge: “L’idea di una dotazione piatta e costante a sette miliardi l’anno non è minimamente supportata da alcuna delle simulazioni che ci hanno chiesto. Ma quando ho sollevato il problema, ho avuto solo aggressioni verbali e tentativi di screditarmi. A questo punto non vorrei si arrivasse a soluzioni incompatibili con le risorse accantonate. Noi all’Inps per primi ci troveremmo in una posizione difficile”, tanto che il presidente dell’Istituto di previdenza avverte: “Non vogliamo fare da parafulmine per reazioni a promesse non mantenute. I nostri dipendenti negli uffici territoriali subiscono quotidianamente aggressioni al punto che, Salvini lo sa bene, abbiamo dovuto chiedere di rafforzare la sorveglianza davanti alle sedi”.
Boeri: "Non funziona nemmeno una quota 100 una tantum"
Secondo il presidente dell'Inps, non funzionerebbe nemmeno una quota 100 una tantum nel 2019, "poiché ci sarà un meccanismo a finestre per il ritiro, il secondo anno costerà più del primo e di nuovo i conti non tornano. Una terza possibilità naturalmente è che si parta molto bassi imponendo criteri molto più stringenti che 38 anni di contributi e 62 di età. Ma se davvero si pensa di spendere molto meno nel 2019, perché ci siamo impiccati a un deficit del 2,4% che preoccupa i mercati e costerà molto in interessi sul debito?", si chiede Boeri.