I pilastri della manovra, cosa sappiamo di reddito di cittadinanza e Quota 100

Economia

Simone Spina

Per realizzare quelle che rappresentano le promesse elettorali principali di Cinque Stelle e Lega servono l’anno prossimo quasi 16 miliardi

Reddito di cittadinanza e anticipo pensionistico sono le misure che costano di più. Per realizzare quelli che il governo definisce pilastri della manovra, e che rappresentano le promesse elettorali principali di Cinque Stelle e Lega, servono l’anno prossimo quasi 16 miliardi. Pur essendo previste nella legge di Bilancio, questi provvedimenti devono ancora essere scritti. I tempi sono stretti, perché se si vogliono far partire entro i primi mesi dell’anno prossimo, bisognerà approvarli nel giro di poche settimane. Vediamo, allora, cosa sappiamo al momento.

Reddito di cittadinanza

Su come sarà il reddito di cittadinanza ci sono molte incertezze. Il governo mette a disposizione 9 miliardi, di cui uno per potenziare i centri per l’impiego. L’obiettivo è aiutare chi è in difficoltà economica assicurando fino a 780 euro netti al mese. Questa cifra è riferita a una singola persona e aumenterebbe a seconda del numero dei componenti della famiglia. La condizione per riceverlo è la ricerca attiva di un lavoro ma questo non vuol dire che andrà solo ai disoccupati.
Per accedere al sussidio, infatti, si stabilisce una soglia minima di reddito Isee, che tiene conto di tutte le entrate della famiglia ma anche dei risparmi in banca e case di proprietà. Chi risulta al di sotto dei 9.360 euro l’anno potrà avere un’integrazione, che dovrebbe concretizzarsi, in pratica, in buoni per fare acquisti.

Non è chiaro quale sarà il numero di beneficiari. I poveri assoluti, cioè chi non arriva a fine mese, sono cinque milioni. Ma questa stima dell’Istat non è basata sull’Isee ma sulla capacità di spesa. Se si prende a esempio il reddito di inclusione, l’attuale misura contro la povertà, con i soldi a disposizione si raggiungerebbero al massimo 4,5 milioni di persone. Il vicepremier Luigi Di Maio, negli ultimi tempi, ha quantificato la platea in almeno sei milioni. Ovviamente, non tutti prenderanno 780 euro al mese, altrimenti ci vorrebbero parecchi miliardi in più: almeno il doppio. 

Non è chiaro nemmeno a quanti stranieri andrà. Sarebbero compresi solo i residenti da almeno cinque anni nel nostro Paese. Ricordiamo che un milione e mezzo di poveri assoluti non sono italiani e il 10% di chi finora ha preso il reddito di inclusione è extracomunitario.
Non sappiamo, inoltre, se chi già ha diritto uno sconto, come la mensa gratis per la scuola o un sussidio del Comune, potrà avere anche il reddito di cittadinanza.

Anticipo pensioni

Per l’anticipo pensionistico il governo stanzia 6,7 miliardi nel 2019, che scenderanno a 6 miliardi dal 2020 in poi. L’obiettivo, tutto da verificare, è di accelerare l’ingresso nel mondo del lavoro a chi non è occupato. La speranza, in pratica, è che il posto lasciato vacante da chi va in pensione prima venga preso da un giovane.
Il criterio-base è che bisogna avere 62 anni di età e almeno 38 di contributi previdenziali. In questo modo, si può anticipare la pensione fino a un massimo di cinque anni, ma chi – per esempio – ha 63 o 64 anni dovrà comunque aver accumulato 38 annualità di versamenti Inps, per cui non si tratta in realtà di quota 100 per tutti.
Per contenere la spesa, verrebbero fissati alcuni paletti. Innanzitutto, non si potrebbe continuare a lavorare o, quantomeno, non guadagnare oltre 5mila euro l’anno. Poi ci saranno le cosiddette finestre, ovvero se il Signor Rossi a gennaio ha i requisiti per l’anticipo dovrà comunque aspettare ancora qualche mese. Si prevede infatti che per i dipendenti privati le vie d’uscita siano quattro in un anno, mentre chi ha un impiego pubblico si parla da sei a nove mesi di attesa.
Ancora da capire se ci sarà un taglio dell’assegno e quanto nel corso degli anni costerà davvero questa misura. Il presidente dell’Inps Tito Boeri ha stimato un esborso di 17-18 miliardi già a partire dal 2021 ed è convinto che i vantaggi saranno quasi esclusivamente per gli uomini, impiegati statali e per chi ha un reddito medio-alto

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