I due vicepremier Di Maio e Salvini tranquillizzano i cittadini: “Niente aumento dell’Iva, né abolizione del bonus 80 euro”. Nel frattempo però spingono per realizzare le riforme (flat tax, reddito di cittadinanza e pensioni) e restano i dubbi sulle risorse necessarie
"Cittadini, tranquilli". La rassicurazione è arrivata ieri dai due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. I due ministri alzano la voce nel governo: servono risorse non risicate per avviare da subito flat tax e reddito di cittadinanza ma non si prenderanno - assicurano - né da un aumento dell'Iva, né dalla cancellazione degli 80 euro. Ma è proprio qui che iniziano i problemi e le tensioni. Perché, come ripete il ministro dell’Economia Giovanni Tria, le coperture vanno trovate e la revisione Iva e trasformazione degli 80 euro sono due ipotesi che, sembra, potrebbero essere sul tavolo del Mef.
Tagli di spesa e battaglia in Ue
I tagli di spesa invocati dai due vicepremier (si tratta, per i soli ministeri, di oltre due miliardi) rischiano di non bastare, soprattutto se si considera che le stime del Pil andranno riviste al ribasso (dall'1,5% all'1,2%, secondo alcuni). Per uscire dall’impasse il leader M5s annuncia battaglia in Ue per avere margini e andare oltre i parametri di rientro del deficit. In ogni caso, le risorse non sono abbondanti tanto quanto gli interventi promessi da entrambe le parti. A rischio, sembrerebbe, la riforma della legge Fornero, fortemente promossa dalla Lega, che potrebbe trasformarsi nella sola “quota 100”.
Gli impegni dei due leader
Se Di Maio annuncia l’aumento incentivi "per tutti i contratti a tempo indeterminato anche sopra i 35 anni" e difende il reddito di cittadinanza (dicendo che “è inaccettabile che parta con lo stanziamento di pochi miliardi perché bisogna fin da subito finanziare almeno la metà della misura: se il costo è 17 miliardi, nella manovra dovrebbero essercene 8,5”), Salvini rilancia sulle proprie posizioni: pace fiscale, riforma Fornero e flat tax. Quest’ultima, dice il leader leghista, da realizzare in due o tre anni, cominciando da partite Iva e microimprese con plafond massimi di imponibile sui 100 mila euro.
La questione degli 80 euro
In gioco, gli impegni presi in campagna elettorale (e dopo) e le elezioni europee dell’anno prossimo. Inevitabile sarà un percorso graduale verso le misure annunciate ma quello che vogliono ora i leader è dare il segnale forte del cambiamento, già nella legge di bilancio 2019, a partire dai tagli alle aliquote. Resta l’incognita di come coprire le misure promesse: se ne è parlato mercoledì a Palazzo Chigi, nel vertice pima della pausa estiva. Ne ha parlato il ministro Tria, nell’intervista al Sole 24ore in cui ipotizzava un aumento selettivo dell'Iva ma anche il superamento degli 80 euro per finanziare altre misure. Ipotesi però scartate dai due leader dei partiti di governo e dal viceministro leghista Massimo Garavaglia che, intervistato dal Corriere della Sera, spiega: "Non è vero che aumenterà l'Iva e non è altrettanto vero che si eliminerà il bonus degli 80 euro. Non si tolgono gli 80 euro, si sta valutando di trasformarli in riduzione fiscale anziché in bonus: conta il netto in busta paga, non come si arriva a quell'importo". "Quando si metterà mano alla flat tax”, ha sottolineato Garavaglia, “si dovrà tener conto del bonus degli 80 euro e quindi ovviamente nessuno sarà penalizzato"
Garavaglia: “Non si sforerà il 3%”
Sulle direttrici della manovra finanziaria, il viceministro Garavaglia ha poi affermato: "Il nostro obiettivo è metter giù un programma di legislatura per applicare la flat tax alle famiglie e alle imprese, il reddito di cittadinanza e la pace fiscale. Il tutto in un quadro che preveda la tenuta complessiva dei conti come più volta dichiarato dal ministro Tria". Secondo Garavaglia non si dovrà sforare il 3%: "Questa cosa non l'ho letta da nessuna parte. Fanno fede le parole del premier Conte quando si è presentato in Parlamento per la questione di fiducia". Sul reddito di cittadinanza, Garavaglia avverte però che "prima di parlare di risorse e di estensione di misure esistenti occorre fare un'analisi seria".
Le opposizioni all’attacco
Intanto le opposizioni non si fanno sfuggire le mosse del governo. "La verità è che reddito di cittadinanza e flat tax insieme non si possono fare", attacca da Fi Mara Carfagna. Mentre il segretario del Pd Maurizio Martina parlando a Radio 24 dice: “Sugli 80 euro e l'Iva il governo sta facendo il gioco delle 3 carte, se gli 80 euro vengono tolti ai ceti più bassi per fare la flat tax questo si traduce in benefici solo per le categorie più agiate. Si tratterebbe di una operazione iniqua”.