Decreto Dignità, Salvini pensa a modifiche. Di Maio: no annacquamenti
PoliticaIl ministro dell'Interno: "l'Aula lo renderà più efficiente". Il leader M5S: "Disponibili a interventi migliorativi ma saremo argine a annacquamento". Boeri: "Stipendio minimo riduce povertà"
Divergenze tra vicepremier sul Decreto Dignità. Matteo Salvini pensa a modifiche: "l'Aula lo renderà più efficiente ha dichiarato il ministro. Luigi Di Maio ha aperto a possibili cambiamenti ma non intende arretrare su alcuni punti ritenuti imprescindibili: "Il parlamento è sovrano, se le modifiche vanno dell'ottica del miglioramento troveranno il M5S disponibile al dialogo. Se invece vogliono annacquare le norme che abbiamo scritto, allora saremo un argine. Non si arretra sulla precarietà, sulla sburocratizzazione, sulla lotta al gioco d'azzardo e alle multinazionali che delocalizzano dopo aver preso soldi allo Stato". Intanto, nel corso della relazione annuale Inps, il presidente dell’ente, Tito Boeri, ha parlato del provvedimento sottolineandone alcuni aspetti positivi e altri negativi.
Chi non sfrutta non ha nulla da temere
"Quando si fa una norma incisiva, ovviamente si scatena un dibattito nel paese e io dico soltanto una cosa: chi non ha mai sfruttato i nostri giovani, chi non ha mai sfruttato i nostri padri e madri di famiglia non ha nulla da temere da questa legge. Tutti gli altri è giusto che si diano una regolata e non mi sto riferendo Confindustria". Così Luigi Di Maio ha risposto a chi gli chiedeva un commento sulle reazione degli imprenditori al Decreto Dignità. Durante l’assemblea è intervenuto anche il ministro Salvini commentando il provvedimento e l’operato dell’altro vicepremier: "Si può fare di più, ma sono contento del lavoro di Di Maio"
Boeri: ok salario minimo. Causali su contratti appesantiscono burocrazia
Dalla presentazione della relazione annuale Inps, sono arrivate le parole anche del presidente Tito Boeri che ha commentato alcuni aspetti del Decreto Dignità: "Il nuovo Governo sembra intenzionato ad introdurre un salario minimo orario", una misura che "avrebbe il doppio vantaggio di favorire il decentramento della contrattazione e ridurre la povertà fra chi lavora". Poi sul precariato: "Cinque proroghe dello stesso contratto sono troppe perché consentono un periodo di prova praticamente di tre anni", ma "non si vede perché reintrodurre le causali sui contratti a tempo determinato, che comportano un forte appesantimento burocratico, scoraggiando la creazione di lavoro soprattutto nelle piccole imprese. Se lo scopo è quello di favorire la conversione dei contratti a tempo determinati in contratti a tempo indeterminato non si vede poi perché aumentare i costi per entrambe le tipologie di contratti. Il rischio è di trovarsi con meno lavoro e della stessa qualità (primato delle assunzioni a termine)", ha concluso.