Cos'è la "non sfiducia tecnica": l'unico precedente con Andreotti II

Politica
Oscar Luigi Scalfaro e Giulio Andreotti rispettivamente ministro dell'Istruzione e premier del governo 1976 (Archivio Ansa)

Con l'astensione di uno o più gruppi si abbassa il quorum per far passare la fiducia. L'unico caso in cui si è verificato questo scenario è quello del 1976, con il Pci di Berlinguer astenuto. Salvini: non impediremo "soluzioni rapide per affrontare le emergenze" 

Matteo Salvini ha fatto sapere che non impedirà "soluzioni rapide per affrontare le emergenze", ma la Lega non ha comunque intenzione di votare la fiducia al governo Cottarelli. La soluzione potrebbe essere dunque la cosiddetta "non sfiducia tecnica", già adottata nell’agosto 1976 con il secondo governo Andreotti (GLI LTIMI AGGIORNAMENTI)

Cos’è la "non sfiducia tecnica"

Non è semplice definire il concetto di "non sfiducia tecnica" rispetto alla nascita di un governo. In pratica, prevede l'astensione di un gruppo che determina l'abbassamento del quorum della maggioranza dei votanti necessario per far passare la fiducia.

Il caso Andreotti e la "non sfiducia tecnica" di Berlinguer

Il primo e finora unico caso di "non sfiducia tecnica" risale al governo monocolore Andreotti II, sostenuto dalla Dc e dalle minoranze linguistiche. Nell'agosto 1976, il 33esimo esecutivo della Repubblica italiana, il primo della VII legislatura, superò la votazione di fiducia in Parlamento grazie all'astensione del Partito comunista italiano di Enrico Berlinguer. Ottenne la fiducia al Senato il 6 agosto 1976, con 136 voti favorevoli, 17 contrari e 69 astenuti. La incassò tre giorni dopo alla Camera, con 258 voti favorevoli, 44 contrari e 303 astenuti. Quel monocolore Dc durato poco più di un anno e sette mesi, entrò inoltre nella storia, perché fu il primo con una donna ministro: era Tina Anselmi che ebbe il dicastero del Lavoro.

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