Sentenza Stato-Mafia, Di Maio: "Oggi muore la seconda Repubblica"

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Le condanne della Corte d'Assise di Palermo coinvolgono uomini delle istituzioni e mafiosi, tra cui anche l'ex co-fondatore di Fi Dell'Utri. Berlusconi: "Assurdo il tentativo di accostare il mio nome alla trattativa". Fico: "Giorno straordinario"

Dopo quasi cinque anni di processo, la Corte d'Assise di Palermo ha stabilito pene comprese tra 8 e 28 anni di carcere per uomini delle istituzioni e mafiosi nell’ambito della cosiddetta trattativa Stato-Mafia. Fra i condannati c’è anche l’ex senatore Marcello Dell'Utri ritenuto dal Pm Di Matteo la cinghia di trasmissione tra Cosa Nostra e il governo Berlusconi. E, proprio la condanna del co-fondatore di Fi, ha innescato la reazione del Movimento 5 stelle. Per i vertici pentastellati, la sentenza obbliga il leader della Lega a scegliere una linea nei confronti di Forza Italia. Quanto deciso a Palermo, comunque, insieme alle dichiarazioni di oggi di Silvio Berlusconi contro i grillini, per il M5s mette una pietra tombale su ogni ipotesi di dialogo con Fi. Intanto, lo stesso ex Cavaliere precisa: "Assurdo e ridicolo il tentativo di accostare il mio nome alla trattativa".

Di Maio: "Oggi muore seconda Repubblica"

Proprio il leader del Movimento, Luigi Di Maio, ha commentato così su Twitter la decisione dei giudici: "La trattativa Stato-mafia c'è stata. Con le condanne di oggi muore definitivamente la Seconda Repubblica. Grazie ai magistrati di Palermo che hanno lavorato per la verità". Mentre il presidente della Camera, Roberto Fico, da Facebook ha scritto: "La giornata di oggi ha un valore civile e morale straordinario. Perché quando lo Stato riapre le proprie ferite per provare a stabilire la verità, quando giunge a condannare sé stesso, allora riacquista la forza, la dignità e la fiducia dei cittadini. Fare luce sulle pagine buie della nostra storia, ci permette di sentirci Stato, ritrovarci e andare avanti come comunità". 

Fi: querela contro Di Matteo. Berlusconi: "Assurdo accostare mio nome"

Intanto Forza Italia si prepara ad agire contro il Pm Nino Di Matteo secondo cui "la sentenza dice che Dell'Utri ha fatto da cinghia di trasmissione tra le richieste di cosa nostra e l'allora governo Berlusconi che si era da poco insediato. La corte ritiene provato questo. Il verdetto dice che il rapporto non si ferma al Berlusconi imprenditore ma arriva al Berlusconi politico". Il partito ha fatto sapere che "respinge con sdegno ogni tentativo di accostare, contro la logica e l'evidenza, il nome di Berlusconi alla vicenda della trattativa stato-mafia. Il fatto che uno dei Pubblici Ministeri coinvolti nel processo - non a caso assiduo partecipante alle iniziative del Movimento Cinque Stelle - si permetta, nonostante questo, di commentare la sentenza adombrando responsabilità del Presidente Berlusconi è di una gravità senza precedenti e sarà oggetto dei necessari passi in ogni sede”, si legge in una nota di Fi. Lo stesso ex Cavaliere, da Campobasso, ha poi spiegato: "È assurdo e ridicolo il tentativo di accostare il mio nome alla trattativa stato mafia, non abbiamo mai ricevuto nessuna minaccia dalla mafia". 

Napolitano: su Mancino accuse Grossolane

Sulla sentenza è intervenuto anche il presidente emerito Giorgio Napolitano che ha voluto commentare l’assoluzione del senatore Mancino, assolto dall'accusa di falsa testimonianza. Napolitano ha parlato di "accuse grossolane" e ha ricordato che questa decisione "conferma quanto conclusivamente chiarito già dalla Corte costituzionale nel conflitto di attribuzione tra me e la procura di Palermo", ha spiegato. "Sono ben lieto che finalmente gli sia stata restituita personale serenità e solennemente riconosciuta la correttezza del suo operato", ha poi aggiunto Napolitano. 

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