Ilva, Emiliano: "Regione non ritira il ricorso, ricatti non servono"

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Il governatore della Puglia è intervenuto sulle 146 assunzioni all'Arpa di Taranto e sull’ultimatum del ministro Calenda: “Resisto alle minacce. Pronto a incontrare ArcelorMittal, ho fiducia in Gentiloni”. L'azienda acquirente: "Serve modifica contratto acquisto"

La Regione Puglia non ritirerà il ricorso presentato al Tar contro il Dpcm sul Piano ambientale sull'Ilva di Taranto. Il governatore Michele Emiliano conferma la posizione che lo ha portato allo scontro con il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e con i sindacati. Rilancia, piuttosto, chiedendo al presidente del Consiglio Gentiloni di modificare il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri nel senso auspicato da Regione e Comune di Taranto. Ma immediata arriva anche la replica del Mise: "Non può essere modificato senza una legge specifica" e un nuovo Dpcm comporterebbe ripartire con tutte le procedure dall'inizio". Sempre per il ministero inoltre non vi sarebbero differenze rilevanti sul piano ambientale ed è possibile quindi "firmare un protocollo d'intesa con Comune, regione, investitori e parti sociali".

Arcelor Mittal chiede modifiche

Emiliano intanto insiste: l'azione intrapresa presso il tribunale amministrativo non implica alcun rischio per il buon esito dell'operazione di acquisto da parte di Arcelor Mittal. In serata però si è appreso che l'azienda ha comunicato ai commissari di Ilva di voler apportare modifiche al contratto di acquisto dell'azienda per mettersi al riparo da "contestazioni legali" in Italia. I commissari avrebbero infatti inviato al Mise il 21 dicembre una lettera in cui si afferma che ArcelorMittal ha detto loro che ora vuole modificare il contratto di acquisto per salvaguardare l'azienda nel caso in cui vadano avanti le contestazioni legali.

Chi si oppone al ricorso

Interviene anche il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti, per richiamare Emiliano ad "una responsabilità istituzionale grave, quella di mettere a repentaglio il processo di ambientalizzazione dell'Ilva, il futuro dell'azienda e di chi ci lavora". Sugli stessi toni anche i sindacati, da sempre fortemente contrari al ricorso al Tar. Tanto che Fim e Uilm annunciano una grande mobilitazione il 9 gennaio, giorno in cui è atteso il pronunciamento del Tar di Lecce. Diversa la posizione della Fiom, che chiede una convocazione da parte del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni prima del 9 gennaio. "E' sbagliato continuare a fare prove di forza - afferma la segretaria generale Francesca Re David - Noi non vogliamo avallare la contrapposizione tra lavoro e ambiente". 

Ieri, a Sky TG24, il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, aveva detto che "è necessario che il ricorso al Tar sull’Ilva venga ritirato, perché mette a rischio un investimento che nel suo complesso vale 5,3 miliardi di euro nel mezzogiorno, per ricondizionare l’acciaieria più importante d’Europa”.  

Le tensioni tra Emiliano e Calenda

Il botta e risposta tra Michele Emiliano e Carlo Calenda va avanti da qualche giorno. Il ministro dello Sviluppo Economico mercoledì ha lanciato un ultimatum al governatore e al sindaco di Taranto: se Comune e Regione non ritirano il ricorso al Tar sull'Ilva "il tavolo” istituzionale “è concluso”. Secondo Calenda, se permanesse la misura sospensiva presentata insieme al ricorso, e cioè se questa "il 9 gennaio venisse accolta", quel giorno inizierebbe "il processo di spegnimento dell'Ilva". Inoltre, aveva spiegato il ministro, “continueremo ad andare avanti con l’investitore, ma se la condizione è costruire un'addenda contrattuale con garanzia dello Stato, non posso fare assumere allo Stato la responsabilità di 2,2 miliardi di euro per pagare il conto del ricorso", Ma Emiliano, dopo aver accusato Calenda di aver avuto “una crisi isterica”, aveva fatto sapere di non essere disposto a fare un passo indietro perché “ritirare il ricorso sarebbe una grave imprudenza in quanto la Regione perderebbe l'unico mezzo che, allo stato, le consente di esercitare le prerogative costituzionalmente garantite".

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