Il ministro del Lavoro torna sulle dichiarazioni di ieri e spiega: "Una stupidaggine sintetizzare in una riga due ore di dialogo con dei ragazzi". Ma le opposizioni continuano a chiedere le dimissioni
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ritorna sulla frase “incriminata” per precisare il senso delle sue parole, su lavoro, calcetto e curricula. "È una stupidaggine sintetizzare in una riga due ore di confronto e dialogo con dei ragazzi – ha detto il ministro -. Vale molto studiare, imparare, conoscere e vale altrettanto avere una buona relazione con la collettività, vivere con gli amici. Questo è il senso delle cose che io credo abbia un senso profondamente vero".
“Metafora della relazione sociale” – Nel campo lavorativo, aveva detto il ministro a Bologna, "il rapporto di fiducia è un tema sempre più essenziale: si creano più opportunità a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula". Una dichiarazione che ha sollevato molte critiche. "Vale molto il sapere e vale molto l'essere – ha spiegato Poletti - Questi due elementi devono essere tenuti insieme. E in questo senso il calcetto è, se volete, la metafora della relazione sociale". Il ministro a dicembre era finito nell'occhio del ciclone per una frase infelice sui cosiddetti "cervelli in fuga".
Da Fornero a Poletti, gaffe sul lavoro
<iframe width="560" height="319" src="//player.sky.it/player/external.html?id=334107" frameborder="0" allowfullscreen="true"></iframe>
Opposizioni all’attacco - "Le parole di Poletti sono vergognose e inqualificabili. Si deve dimettere". Così il capogruppo 5 Stelle alla Camera, Vincenzo Caso. Dura anche la presa di posizione del segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: “Quelle del ministro Poletti non sono gaffes. Sono la dimostrazione di quello che rappresenta il mondo del lavoro per una certa classe politica ed imprenditoriale che dirige il nostro Paese". "Non mi preoccupo delle battute del ministro Poletti - rincara la dose il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta - Mi preoccupo della sua fallimentare politica del lavoro".
È il ministro della Giustizia Andrea Orlando, invece, a tendere la mano a Poletti: “Se è una verità - ha detto Orlando - è espressa in modo un po' fraintendibile".