Poletti: "Al voto prima del referendum su Jobs Act"

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La Corte Costituzionale deciderà sull'ammissibilità del quesito il prossimo 11 gennaio. Se arriverà il via libera si potrebbe votare tra il 15 aprile e il 15 giugno, a meno che non si vada alle urne per le politiche

Dopo il verdetto inequivocabile del referendum sulla riforma costituzionale, lo spauracchio di un’altra possibile consultazione referendaria agita le acque nel Pd. Si tratta del referendum sul Jobs Act proposto dalla Cgil e che ha raccolto 3 milioni di firme. La Corte costituzionale ne esaminerà l’ammissibilità nella camera di consiglio del prossimo 11 gennaio.

 

Se arrivasse il via libera della Consulta, il governo dovrebbe fissare la data del voto fra il 15 aprile e il 15 giugno. E anche se in questo caso ci sarebbe il quorum, diversamente dal referendum costituzionale, secondo alcuni osservatori dalle parti del Nazareno ci si interroga su come evitare il rischio di una seconda sconfitta referendaria.

 

“Probabili elezioni prima del referendum su Jobs Act” - Sul tema oggi è intervenuto il padre della riforma: conversando con i cronisti al Senato, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti si è detto convinto che il problema non si pone: "Mi sembra che l'atteggiamento prevalente sia quello di andare a votare presto, quindi prima del referendum sul Jobs Act". Se così fosse, il problema sarebbe risolto perché la legge parla chiaro: i quesiti referendari vanno congelati e spostati di un anno perché non si possono tenere insieme elezioni politiche e referendum.

 

La reazione della Cgil - "Vale il merito e non la data". Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha risposto così a chi le chiedeva dell’ipotesi di rinvio della consultazione: "Mi pare che il ministro sia dotato di una sfera di cristallo". Per la leader della Cgil insistere sullo slittamento del referendum significa "non avere il coraggio di affrontare i problemi".

 

L'allarme di Confindustria - Il referendum sul Jobs Act crea incertezza, sostiene il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. "L'ansietà del sistema Paese aumenta di giorno in giorno. Abbiamo fatto il Jobs Act e adesso se arriva il referendum cosa accade? Io imprenditore attendo e non assumo".

 

I quesiti della Cgil – La richiesta di referendum su cui dovrà pronunciarsi la Consulta a inizio gennaio riguarda tre quesiti abrogativi concernenti disposizioni in materia di lavoro: la cancellazione delle norme del Jobs Act che hanno modificato l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e quindi la possibilità di licenziamento; il ritorno alle garanzie per i contributi dei lavoratori delle ditte che subappaltano lavori; e l’eliminazione dei cosiddetti voucher, ossia i buoni lavoro per il pagamento delle prestazioni accessorie. 

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