Bocciata legge anti-moschee, Salvini: "La Consulta è islamica"

Politica
Foto d'archivio: credit Fotogramma

La Corte Costituzionale giudica illegittimo il testo della Regione Lombardia che impone norme urbanistiche più stringenti per la realizzazione di nuovi luoghi di culto. Il presidente della Consulta: "Sentenza contro le discriminazioni"

La Corte Costituzionale ha bocciato la legge, varata dalla Regione Lombardia circa un anno fa, che conteneva  una serie di norme urbanistiche particolarmente restrittive per la costruzione di nuovi luoghi di culto.

 

Il testo e la Costituzione - Il testo era stato impugnato dal Governo  perché secondo l'esecutivo violava diversi articoli della Costituzione, tra cui i principi di uguaglianza dei cittadini e delle confessioni religiose. Rabbioso il commento del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: "Consulta islamica, non italiana. E' complice dell'immigrazione clandestina". Duro anche il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, che su Twitter scrive: "La sinistra esulta: Allah Akbar".



<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="it" dir="ltr">La Consulta ha bocciato la nostra legge che regolamentava la costruzione di nuove moschee. La sinistra esulta: Allah Akbar</p>&mdash; Roberto Maroni (@RobertoMaroni_) <a href="https://twitter.com/RobertoMaroni_/status/702414457687904257">24 Febbraio 2016</a></blockquote>
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Le reazioni di Pd e M5S- Soddisfatto invece il segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri, che ha commentato: "L'avevamo detto, Maroni è un pasticcione e fa leggi solo per motivi ideologici".  "Noi siamo per la libertà di culto e per rafforzare la sicurezza, Maroni fa solo battaglie ideologiche" ha aggiunto.

"Archiviamo finalmente una legge idiota e propagandistica che avrebbe prodotto solo problemi" ha commentato Eugenio Casalino, consigliere regionale lombardo del M5S, secondo cui "non ci voleva un esperto per capire che quel testo violava in più punti la Costituzione Italiana".

 

Grossi: "Sentenza contro discriminazioni" -  Alle critiche risponde il neopresidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi: "La nostra preoccupazione è essere custode dei diritti fondamentali: il nucleo essenziale della sentenza poggia sull'evitare discriminazioni, come è sembrato alla Corte che ci fossero nella legge".

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