Marino non è più il sindaco di Roma: "Accoltellato da 26 nomi e un unico mandante"

Politica

La giunta decade dopo le dimissioni di 19 esponenti della maggioranza e 7 delle opposizioni. Il primo cittadino si sfoga in conferenza stampa: "Il Pd ha tradito il suo dna, bisognava andare in aula, non dal notaio". Renzi: al Partito democratico "interessa la città, non le ambizioni di un singolo, anche se sindaco". Scelto il commissario: è il Prefetto Tronca

E' finita: Ignazio Marino non è più il sindaco di Roma. I consiglieri Dem insieme ad altri di maggioranza e opposizione hanno "staccato la spina" al sindaco. "Bisognava andare in aula e non dal notaio, i consiglieri si sono sottomessi", ha detto il primo cittadino della Capitale che ieri, giovedì 29 ottobre, ha ritirato le dimissioni e chiesto un confronto in Campidoglio. Confronto che non c'è stato e non ci sarà più, visto che nella tarda mattinata di oggi i consiglieri si sono riuniti e si sono contati: ventisei le firme che mettono la parola fine. Il giorno dopo il ritiro delle dimissioni, per Marino si è riaperto anche il fronte delle note spese con la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati per il reato di peculato. Indagine che il primo cittadino ha definito "un atto dovuto" da parte della Procura, definendosi "trasparente" rispetto alle accuse.

Marino: "Pd ha tradito suo dna" - Nel pomeriggio di giovedì Marino ha poi convocato una conferenza stampa nel corso della quale si è tolto diversi sassolini: "Sono stato accoltellato da 26 nomi e cognomi ma da un unico mandante. Non mi fa piacere vedere da democratico che il Pd è andato dal notaio con chi ha militato nel partito di Berlusconi". "Questo partito - ha aggiunto - mi ha deluso per il comportamento dei suoi dirigenti perché ha rinunciato alla democrazia tradendo ciò che ha nel suo dna". Chiaro riferimento al premier Matteo Renzi, che ha replicato: "Marino non è vittima di una congiura di palazzo, ma un sindaco che ha perso contatto con la sua città, con la sua gente. Al Pd interessa Roma, non le ambizioni di un singolo, anche se sindaco".

Tronca nominato commissario - Francesco Paolo Tronca è intanto il commissario straordinario individuato per guidare Roma dopo la decadenza della giunta. Nato a Palermo il 31 agosto 1952, Tronca avrà il compito di guidare la Capitale nei mesi del Giubileo e fino alle prossime elezioni, probabilmente in primavera.

Tra i 26 dimissionari 19 sono del Pd - Le 26 firme di dimissioni sono così composte: 19 consiglieri del Pd; 2 consiglieri della lista Marchini (compreso lo stesso Alfio Marchini); 2 consiglieri fittiani; 1 consigliere di Ncd; 1 consigliere di Centro Democratico; la consigliera Svetlana Celli, eletta nella Lista civica di Marino. Queste dimissioni in blocco fanno scattare automaticamente la decadenza di sindaco e l'intero consiglio, con conseguente commissariamento disposto dal prefetto di Roma, Franco Gabrielli.

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