Riforme, sì all'articolo 21. I leghisti lasciano l'Aula, M5S non vota

Politica

Avanza il ddl Boschi, anche se nel primo scrutinio segreto la maggioranza cala a 143. Accordo nel Pd sul nodo dell'articolo 21 e 39: la minoranza dem ritira gli emendamenti. Salta la lettera che le opposizioni volevano scrivere a Mattarella per lamentare "il venir meno del ruolo di arbitro imparziale di Grasso". Fi la manderà comunque

Approvato l'articolo 21 del ddl Boschi, quello che riguarda le modalità di elezione del presidente della Repubblica. I sì sono stati 161, i no 3, gli astenuti 5. I senatori della Lega hanno lasciato l'Aula prima del voto per protesta. Quelli del M5S, invece, sono rimasti dentro ma non hanno partecipato alla votazione. La minoranza Dem, in precedenza, aveva ritirato tutti gli emendamenti all'articolo: in una riunione del Pd, infatti, era stato raggiunto un accordo su questa norma e su quella transitoria.

Sembrano così venir meno gli ostacoli al ddl Boschi, in una seduta che in realtà era iniziata con la maggioranza in difficoltà. Sul primo voto segreto, infatti, era scesa a quota 143. Poi, sull'emendamento della senatrice della minoranza Dem Nerina Dirindin, in 14 hanno votato in dissenso rispetto al gruppo e in soccorso della maggioranza sono arrivati 30 forzisti.

E salta anche la lettera che le opposizioni volevano scrivere al Capo dello Stato Sergio Mattarella per "rilevare il venir meno del ruolo di arbitro super partes del Presidente del Senato Grasso". O, meglio, salta il fronte comune. Forza Italia fa però sapere che la invierà comunque.   

 

Le opposizioni non trovano l'intesa sulla lettera a Mattarella - Nelle riunioni di ciascun gruppo delle forze di minoranza, infatti, non si è trovata un'intesa unitaria su come portare avanti la protesta contro "l'arroganza" della maggioranza e "l'impossibilità" a un confronto serio nel merito della riforma. Ad incrinare l'asse, viene spiegato, il voto di Forza Italia con la maggioranza sull'emendamento della minoranza Pd.
Gli azzurri, però, si difendono: "Al tatticismo parlamentare abbiamo preferito la Carta Costituzionale, nel merito di un articolo importante sulla dichiarazione di guerra e un emendamento irrilevante", spiega il capogruppo Paolo Romani. Fatto sta che, se da un lato i 5 Stelle non sono più intenzionati a inviare la lettera al Capo dello Stato, Forza Italia attende di conoscere la posizione ufficiale di tutte le altre opposizioni, nel caso non si trovi un'intesa, spiega ancora Romani al termine della riunione del gruppo, "FI sottoscrive e invierà la lettera a Mattarella" da sola.
Quanto a Sel, viene spiegato, non sono state ancora decise le prossime mosse. Ma si sottolinea: "Dopo quello che è successo in Aula con Fi che ha votato insieme alla maggioranza Sel non se la sente più di prendere parte al fronte comunque delle opposizioni".

 

Il ddl Boschi avanza - In Aula, intanto, superati  i due voti segreti, è stato approvato anche l'articolo 12, quello che riscrive l'art.72 della Costituzione disciplinando l'iter di un progetto di legge nella sorta di nuovo bicameralismo che si sta delineando, con 168 sì e 103 no. Poi hanno ricevuto il via libera anche gli articoli 13 del ddl Boschi, quello che disciplina la promulgazione delle leggi, il 14 (che riguarda la promulgazione delle leggi da parte del Capo dello Stato), il 16 che modifica l'articolo 77 della Costituzione e riguarda la decretazione d'urgenza, l'art. 17 su dichiarazione Stato guerra e l'art. 27 (modifica l'art.97 della Costituzione e introduce nella Carta il principio di trasparenza nella pubblica amministrazione).


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