Riforme, la minoranza Pd: "Elezione diretta del Senato"

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Ventotto senatori dem annunciano la presentazione di modifiche al testo della riforma istituzionale: "Correggere anche modalità di elezione del capo dello Stato". Polemiche per una lettera di Napolitano che chiede di non fare passi indietro. Renzi: "Dialogo sì, ma niente veti"

Sulle riforme istituzionali lo scontro all'interno del Partito democratico resta alto e non pare destinato a placarsi a breve, soprattutto in vista del dibattito a Palazzo Madama, dove i numeri della maggioranza sono particolarmente risicati. La minoranza dem annuncia infatti la presentazione di una decina di emendamenti al testo sulle riforme costituzionali per rendere eleggibili i senatori. In più, chiedono, Palazzo Madama dovrà avere "poteri di verifica, controllo e inchiesta". Non si fa attendere la risposta del premier Matteo Renzi: “Siamo disponibili a dialogare con tutti, a discutere con tutti con grande disponibilità. Ma senza farci bloccare da nessuno. Senza permettere a chicchessia di mettere veti. Perché qui è in gioco l'ammodernamento del Paese”. La presa di posizione della minoranza dem arriva nello stesso giorno in cui il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, con una lettera al Corriere della Sera, definisce la questione del Senato come "un punto fermo". 

 

Emendamenti per il Senato elettivo - All'inizio di luglio, ricordano Maria Grazia Gatti e Carlo  Pegorer, 25 senatori del Pd avevano presentato un documento che "a  tutt'oggi non ha ricevuto risposta dal segretario Pd né dai presidenti dei gruppi di Camera e Senato. In coerenza con i contenuti del documento saranno depositati una decina e più di emendamenti, sui quali è stata apposta la firma fino al numero di 28 senatori".  "I principali temi affrontati negli emendamenti -  spiegano i senatori - riguardano l'elettività diretta dei prossimi  senatori in concomitanza con l'elezione dei Consigli regionali, la  riduzione del numero dei parlamentari, i poteri di verifica". I senatori della minoranza Pd chiedono inoltre di correggere "le modalità di  elezione del presidente della Repubblica e dei giudici della Corte  Costituzionale, per evitare che il vincitore del premio di maggioranza assegnato dall'Italicum possa eleggersi da solo o quasi anche i  principali organi di garanzia".

 

La lettera di Napolitano: "Riforma del Senato è un punto fermo" - Proprio sulla questione del Senato in mattinata sul Corriere della Sera era stata pubblicata una lettera dell'ex presidente Napolitano, in cui si legge che con la riforma del Senato "un punto fermo è  stato ormai posto" e quindi è difficilmente immaginabile una regressione che richiederebbe di farne cadere tutto l'impianto. Come, appunto, l'elezione diretta dei senatori. Lettera che non ha mancato di creare malumori fuori e dentro al Pd, con Rosy Bindi che si è detta "non d'accordo con Napolitano". "Questa riforma è un pasticcio - ha aggiunto la Bindi, secondo cui la riforma è emendabile. "Ciò che dice Napolitano non è obbligo per tutti" aggiunge poi Gasparri, che aggiunge: "Non siamo del resto un ufficio fotocopie al servizio di chicchessia. Questo deve essere molto chiaro a tutti, anche al governo che perde colpi ed è chiaramente indebolito soprattutto al Senato". 

 

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