Sicilia, pressing su Crocetta. Pd non esclude la sfiducia

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Sempre più in bilico la posizione del presidente della Regione dopo le polemiche sulla presunta intercettazione del suo medico contro la figlia del giudice Borsellino. Orfini non esclude alcuno scenario. Il governatore: possiamo valutare un percorso per una chiusura anticipata della legislatura

 

Dopo tre giorni di "esilio volontario" nel suo appartamento a Castel di Tusa, Rosario Crocetta è rientrato a Palazzo d'Orleans, ma la sua posizione rimane in bilico. Il governatore conferma che non intende dimettersi perché sarebbe come ammettere una colpa che dice di non avere sulle presunte intercettazioni che coinvolgono il suo medico Matteo Tutino, ma al Corriere della Sera spiega: "Possiamo valutare con Parlamento e maggioranza, dentro il centrosinistra, un percorso per una chiusura anticipata della legislatura". Mentre Lucia Borsellino dice a Repubblica di essersi sentita da subito isolata: "Fin dal primo giorno ho avuto ben chiaro che nei miei confronti c'era un clima di ostilità e di diffidenza"

 

Orfini non esclude alcuno scenario - Dopo la Serracchiani, è il presidente del Pd, Matteo Orfini, a far sentire la sua voce. Sul caso Crocetta "il segretario siciliano del Pd - dice - non esclude alcuno scenario", neppure la sfiducia al governatore, affrontando la vicenda "ovviamente in stretto rapporto con Roma". Perché "a prescindere dalla telefonata falsa, perché ci atteniamo a quanto ha detto la Procura (quella riportata dall'Espresso su Lucia Borsellino), quello che emerge è un quadro inquietante di relazioni complicate e pericolose del 'cerchio magico' del governatore". "Cosa che il Pd siciliano", aggiunge Orfini", aveva denunciato da tempo, criticando Crocetta per le cose che stanno emergendo".

 

La possibile sfiducia - Ma negli ambienti del Pd la convinzione più diffusa è che a staccare la spina a Crocetta può essere solo Renzi. In pochi credono che ci sia la compattezza tra i deputati regionali del Pd per presentare una mozione di sfiducia in Assemblea, raccogliendo, grazie ai voti delle opposizioni, le 46 firme (la metà più uno del totale dei parlamentari) per poter porre fine alla legislatura con 2 anni d'anticipo. Solo un accordo tra Renzi, Alfano e Cesa, sussurrano alcuni esponenti Dem, potrebbe portare a una exit strategy. Le condizioni, però, sono complicate. La Regione ha un bilancio in bilico, col governo di Roma che non ha ancora trasferito i 300 milioni di euro necessari a chiudere i conti per il 2015 e con un bilancio per il 2016 "impugnato" dal Cdm e con una voragine già pari a 1,8 miliardi di euro. Un voto anticipato a ottobre o a novembre, senza prima mettere una pezza ai conti regionali, metterebbe in ginocchio la Sicilia.

 

Le riforme in bilico - C'è poi la questione delle Province, con una riforma rimasta a metà e ferma in Assemblea regionale. Probabile, riferiscono alcune fonti dem, che si dia tempo a Crocetta e all'Ars di approvare l'assestamento di bilancio, il previsionale per il 2016, alcune riforme come quella della Provincia per poi andare al voto, dando un lasciapassare a Crocetta, all'inizio del prossimo anno. Un tempo necessario anche a Pd, Udc e Ncd per trovare un candidato unitario in modo da poter contrastare il M5s, il vero rivale temuto in casa Dem.

 

Le possibili mozioni di sfiducia - Le opposizioni però scalpitano. Forza Italia è pronta a presentare una mozione di sfiducia, perché, dice il capogruppo di Fi all'Ars, Marco Falcone, "se non lo farà il Pd lo faremo noi". "Chiudiamola qui questa tragicommedia: abbiano finalmente il coraggio, i deputati Pd e i loro alleati, di sfiduciarlo o lo faremo noi per la terza volta", incalza Nello Musumeci. Ma per il M5s, secondo gruppo all'Ars, "una mozione di sfiducia da parte delle opposizioni farebbe la fine di quelle fatte in passato". "L'unica mozione di sfiducia che accettiamo è quella che deve fare il Pd: ci bastano poche firme, il resto le mettiamo noi". Giovedì Crocetta riferirà in aula: intanto s'è dimesso il deputato Dem, Fabrizio Ferrandelli, che da tempo chiedeva al governatore di lasciare.

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