Alcuni deputati, in dissenso con l’esecutivo, hanno chiesto di essere sostituiti in commissione. Poi la retromarcia e l'approvazione in commissione. Civati a Sky TG24: "Così me ne vado". Lega, M5S e Sel abbandonano i lavori
La riforma del bicameralismo e del Titolo V supera il primo passaggio alla Camera: poco prima di mezzanotte di sabato la Commissione Affari costituzionali ha approvato il testo, che da martedì approda in Aula.
Ma, a poche ore dall'assemblea nazionale del partito (prevista per stamattina), è sempre più tesa la situazione all'interno del Pd, con la maggioranza che sostiene Matteo Renzi che spinge sulle riforme, e la minoranza che si sente sempre più a disagio. "Se si continua così non farò certo una scissione ma non mi ricandiderò più con il Pd" annuncia a Sky TG24 Giuseppe Civati, una delle figure di spicco della minoranza democrat alla vigilia dell'assemblea del partito. E intanto alla commissione Affari Costituzionali della Camera si sfiora la strappo, con i deputati della minoranza che hanno chiesto di essere sostituito per non essere costretti a "mandare sotto" il governo con i loro voti in dissenso. Richiesta poi rientrata, ma la tensione resta alta.
D'Attore: "Non vogliamo fare ostruzionismo" - "Nessuna volontà di fare ostruzionismo sulle riforme", ha dichiarato il deputato della minoranza Pd, Alfredo D'Attore. "Abbiamo avuto in questi giorni un atteggiamento all'insegna della lealtà e della responsabilità per confermare tempi e pilastri della riforma" continua, ma aggiunge che la richiesta di sostituzione ci sarà se non si prevederà che l'Italicum sia sottoposta a un giudizio preventivo della Consulta. Un passo da fare anche alla luce "dell'esperienza dell'abrogazione del porcellum da parte della Corte Costituzionale".
M5S, Lega e Sel abbandonano commissione - Nel corso della giornata sono state accolte alcune richieste avanzate dalla minoranza dem, soprattutto riguardo al ruolo del futuro Senato. Ma la tensione resta alta anche verso le forze di opposizione. In serata infatti, prima Movimento 5 Stelle e Lega Nord hanno deciso di abbandonare i lavori della commissione Affari Costituzionali, seguiti poi in un secondo tempo anche da Sel. Giunti agli articoli che riguardano l'elezione del Presidente della Repubblica, Stefano Quaranta si è dichiarato "deluso" dall'accordo della maggioranza. "Considero l'esperienza in commissione una sconfitta - ha detto Quaranta - in Senato avevamo presentato tantissimi emendamenti. Qui abbiamo scelto una strategia completamente diversa, guardando il merito, ma i risultati non sono stati quelli aspettati".
Civati a Sky TG24: "E' Renzi a parlare di scissioni" - Intanto Pippo Civati, intervistato da Sky TG24 (qui l'intervista integrale), annuncia che "se Renzi si presenta con il Jobs Act e con le cose che sta dicendo alle elezioni a marzo, noi non saremo candidati con lui". E quindi scissione? “È Renzi il primo a parlare di scissioni, di divisioni, a prendersela ogni giorno con qualcuno - aggiunge Civati - Sta diventando un clima troppo pesante che non si regge. Se il programma elettorale del Pd fosse quello del Jobs act, dello Sblocca Italia, delle riforme come le sta facendo Renzi, io non è che faccio la scissione. Semplicemente non mi candido con il Partito democratico. Non c’è però nessun disegno, nessun calcolo, nessuna tattica”.
Ma, a poche ore dall'assemblea nazionale del partito (prevista per stamattina), è sempre più tesa la situazione all'interno del Pd, con la maggioranza che sostiene Matteo Renzi che spinge sulle riforme, e la minoranza che si sente sempre più a disagio. "Se si continua così non farò certo una scissione ma non mi ricandiderò più con il Pd" annuncia a Sky TG24 Giuseppe Civati, una delle figure di spicco della minoranza democrat alla vigilia dell'assemblea del partito. E intanto alla commissione Affari Costituzionali della Camera si sfiora la strappo, con i deputati della minoranza che hanno chiesto di essere sostituito per non essere costretti a "mandare sotto" il governo con i loro voti in dissenso. Richiesta poi rientrata, ma la tensione resta alta.
D'Attore: "Non vogliamo fare ostruzionismo" - "Nessuna volontà di fare ostruzionismo sulle riforme", ha dichiarato il deputato della minoranza Pd, Alfredo D'Attore. "Abbiamo avuto in questi giorni un atteggiamento all'insegna della lealtà e della responsabilità per confermare tempi e pilastri della riforma" continua, ma aggiunge che la richiesta di sostituzione ci sarà se non si prevederà che l'Italicum sia sottoposta a un giudizio preventivo della Consulta. Un passo da fare anche alla luce "dell'esperienza dell'abrogazione del porcellum da parte della Corte Costituzionale".
M5S, Lega e Sel abbandonano commissione - Nel corso della giornata sono state accolte alcune richieste avanzate dalla minoranza dem, soprattutto riguardo al ruolo del futuro Senato. Ma la tensione resta alta anche verso le forze di opposizione. In serata infatti, prima Movimento 5 Stelle e Lega Nord hanno deciso di abbandonare i lavori della commissione Affari Costituzionali, seguiti poi in un secondo tempo anche da Sel. Giunti agli articoli che riguardano l'elezione del Presidente della Repubblica, Stefano Quaranta si è dichiarato "deluso" dall'accordo della maggioranza. "Considero l'esperienza in commissione una sconfitta - ha detto Quaranta - in Senato avevamo presentato tantissimi emendamenti. Qui abbiamo scelto una strategia completamente diversa, guardando il merito, ma i risultati non sono stati quelli aspettati".
Civati a Sky TG24: "E' Renzi a parlare di scissioni" - Intanto Pippo Civati, intervistato da Sky TG24 (qui l'intervista integrale), annuncia che "se Renzi si presenta con il Jobs Act e con le cose che sta dicendo alle elezioni a marzo, noi non saremo candidati con lui". E quindi scissione? “È Renzi il primo a parlare di scissioni, di divisioni, a prendersela ogni giorno con qualcuno - aggiunge Civati - Sta diventando un clima troppo pesante che non si regge. Se il programma elettorale del Pd fosse quello del Jobs act, dello Sblocca Italia, delle riforme come le sta facendo Renzi, io non è che faccio la scissione. Semplicemente non mi candido con il Partito democratico. Non c’è però nessun disegno, nessun calcolo, nessuna tattica”.