De Magistris sospeso da sindaco. La sentenza? "Salutatemela"

Politica

Il prefetto di Napoli ha avviato la procedura a carico del primo cittadino, in seguito alla condanna per abuso d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta Why Not. La replica: "Non mi dimetto"

Il mandato di sindaco di Napoli di Luigi de Magistris ha le ore contate: a una settimana dalla condanna a 1 anno e 3 mesi per abuso di ufficio nell'ambito del processo Why Not, l'ex pm è stato sospeso dalla carica per 18 mesi in base alla legge Severino. Il provvedimento, firmato dal prefetto di Napoli Francesco Musolino, sarà notificato il 2 ottobre al presidente del Consiglio Comunale.
La scure su Palazzo San Giacomo si abbatte nel pomeriggio: a dare l'annuncio della misura è il ministro dell'Interno Angelino Alfano rispondendo all'ultima interrogazione del giorno, quella del deputato di Fi Paolo Russo. (VIDEO).

De Magistris: la sentenza? "Salutatemela" - Immediata la reazione del sindaco, che afferma: "No comment". E, ai cronisti che gli chiedono della sentenza arrivata in Prefettura, risponde con un "salutatemela". Poi precisa: "Non ho ancora ricevuto niente di ufficiale". E, come già dichiarato in una recente intervista a Sky TG24, ribadisce di non avere intenzione di dimettersi: "Farò il sindaco di Napoli fino al 2016 e starò di più per strada a fare il sindaco dei cittadini".

L'inchiesta Why Not - L'accusa a carico di De Magistris riguarda l'acquisizione da parte del sindaco e del suo consulente Gioacchino Genchi di centinaia di tabulati telefonici di diversi parlamentari nell'ambito dell'inchiesta "Why Not" (Catanzaro 2007) su presunti casi di corruzione in Calabria, ma senza averne richiesto l'autorizzazione preventiva dalla Camera di appartenenza. Proprio quell'acquisizione, nei giorni scorsi, è costata al sindaco di Napoli la condanna a un anno e tre mesi (pena sospesa) da parte del Tribunale di Roma.

Nel processo nominò Napolitano - Luigi De Magistris durante l'udienza del 9 maggio a Roma del processo Why Not che lo vedrà poi condannato a 15 mesi, citò Giorgio Napolitano e rese nota una notizia fino a quel momento inedita. 
L'attuale capo dello Stato, 20 anni fa venne iscritto sul registro degli indagati della Procura di Napoli durante il periodo di Tangentopoli quando ricopriva l'incarico di presidente della Camera. Quell'iscrizione, però, fu secretata dai pm partenopei che poi disposero l'archiviazione del procedimento non avendo trovato riscontro nelle dichiarazioni di un imprenditore.

Nessun riscontro - L'iscrizione nel registro degli indagati fu disposta in seguito a dichiarazioni dell'ingegnere Vincenzo Maria Greco, il quale sostenne che erano stati consegnati 200 milioni di lire al ministro Paolo Cirino Pomicino il quale avrebbe dovuto distribuire la somma a esponenti di altri partiti, tra cui politici della corrente migliorista del Pds che faceva capo all'epoca a Giorgio Napolitano. Pomicino smentì tuttavia tale circostanza nel corso di un confronto con l'ingegnere Greco. L'assenza di riscontri portò i magistrati, dopo alcuni mesi, all'archiviazione della posizione di Napolitano.

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