Il premier insiste sull’abolizione dell’articolo 18: "L’imprenditore non è uno cattivo, deve avere il diritto di licenziare". Alfano: "Riforma subito con decreto". Landini: "Disoccupazione dipende da altro". Pd diviso, Bersani: "Slittamento a destra"
"Quando hai un disoccupato non devi fare una battaglia ideologica sull'articolo 18 ma devi fare in modo che trovi un lavoro". "In direzione Pd dirò che cancelliamo i co.co.pro e tutte quelle forme di collaborazione che hanno fatto del precariato" la forma prevalente del lavoro. Alla vigilia della resa nei conti con il suo partito (la direzione nazionale convocata per lunedì 29 settembre), il premier Matteo Renzi rilancia la battaglia sulla riforma del lavoro.
Il governo "scriverà le nuove regole del lavoro per i prossimi 30 anni" con il superamento dell'articolo 18, ma anche dei vari contratti co.co.co. e la costruzione di "un mercato libero e flessibile", ha spiegato il presidente del Consiglio intervenendo nella serata di domenica a Che tempo che fa.
Critiche da Pd e sindacati - Nonostante le critiche piovute negli ultimi giorni dal Pd (a partire da Bersani che a Sky TG24 dice: "No a derive di destra") e dai sindacati (Landini, intervistato da Maria Latella, sostiene che la vera riforma è "ridurre i contratti di lavoro a cinque, sei forme"), Renzi insiste e va dritto per la sua strada. "L'imprenditore non è uno cattivo, deve avere diritto di lasciare a casa" un lavoratore "ma lo Stato no". Per il premier non si può mettere nelle mani dei giudici la decisione sulla sorte dei lavoratori nelle aziende e in questo trova d'accordo l'alleato di governo Alfano (Ncd), che a Sky TG24 dice: "Riforma subito e per decreto".
“Poteri forti? Vedo pensieri deboli” - Non manca una battuta sui cosiddetti poteri forti, che sembrano aver voltato le spalle a Renzi. "Poteri forti è un'espressione che non mi piace.. vedo molti pensieri deboli.. vedo persone che, con tutto il rispetto.. è normale che mi vogliano fare fuori. Sono a capo del Paese più bello del mondo e di un partito che ha preso il 41%". "Perché molti prendono la parola solo ora? Forse perché non chiediamo il permesso prima di fare le cose?" aggiunge Renzi.
“Nessuna giustizia a orologeria su mio padre” - Il premier parla anche dell’inchiesta che vede coinvolto suo padre: “Il giochino di parlare di giustizia a orologeria fa male a chi lo dice. Mio padre mi ha insegnato il rispetto delle istituzioni e oggi mi aspetto lo stesso rispetto delle istituzioni: va lì, spiega, e dimostra cosa è successo. Io sono uno di quelli che crede alle coincidenze. Io so, e i miei figli lo sanno, che hanno un nonno per bene".
Il governo "scriverà le nuove regole del lavoro per i prossimi 30 anni" con il superamento dell'articolo 18, ma anche dei vari contratti co.co.co. e la costruzione di "un mercato libero e flessibile", ha spiegato il presidente del Consiglio intervenendo nella serata di domenica a Che tempo che fa.
Critiche da Pd e sindacati - Nonostante le critiche piovute negli ultimi giorni dal Pd (a partire da Bersani che a Sky TG24 dice: "No a derive di destra") e dai sindacati (Landini, intervistato da Maria Latella, sostiene che la vera riforma è "ridurre i contratti di lavoro a cinque, sei forme"), Renzi insiste e va dritto per la sua strada. "L'imprenditore non è uno cattivo, deve avere diritto di lasciare a casa" un lavoratore "ma lo Stato no". Per il premier non si può mettere nelle mani dei giudici la decisione sulla sorte dei lavoratori nelle aziende e in questo trova d'accordo l'alleato di governo Alfano (Ncd), che a Sky TG24 dice: "Riforma subito e per decreto".
“Poteri forti? Vedo pensieri deboli” - Non manca una battuta sui cosiddetti poteri forti, che sembrano aver voltato le spalle a Renzi. "Poteri forti è un'espressione che non mi piace.. vedo molti pensieri deboli.. vedo persone che, con tutto il rispetto.. è normale che mi vogliano fare fuori. Sono a capo del Paese più bello del mondo e di un partito che ha preso il 41%". "Perché molti prendono la parola solo ora? Forse perché non chiediamo il permesso prima di fare le cose?" aggiunge Renzi.
“Nessuna giustizia a orologeria su mio padre” - Il premier parla anche dell’inchiesta che vede coinvolto suo padre: “Il giochino di parlare di giustizia a orologeria fa male a chi lo dice. Mio padre mi ha insegnato il rispetto delle istituzioni e oggi mi aspetto lo stesso rispetto delle istituzioni: va lì, spiega, e dimostra cosa è successo. Io sono uno di quelli che crede alle coincidenze. Io so, e i miei figli lo sanno, che hanno un nonno per bene".