Mentre i renziani tentano di blindare l'accordo, il vicepremier insiste chiedendo modifiche: "Non teniamo parte peggiore del Porcellum". Renzi: "I conservatori non mollano, ma è questa la volta buona". Serracchiani: "Rinuncia fa parte dell'intesa"
"Questa sta diventando materia teologica da parte di Forza Italia su cui è impossibile discutere, se gli italiani non avranno le preferenze la responsabilità sarà di Forza Italia perché gli altri sono d'accordo", ha aggiunto il vicepremier.
Alfano parla poi della durata dell'esecutivo: "Se il Pd sostiene Letta il governo va avanti, in caso contrario no. Si riuniscano e decidano cosa fare, il Paese non può pagare le liti interne al Pd. Ora presentiamo l'emendamento sulle preferenze sulla legge elettorale, poi proporremo al Pd un contratto di governo e nel 2015 si potrà andare a votare".
Renzi: "Questa è la volta buona" - E poco dopo le dichiarazioni di Alfano arriva un tweet di Matteo Renzi: "I conservatori non mollano, resistono, sperano nella palude. Ma Italia cambierà, dalla legge elettorale al lavoro. Questa è #lavoltabuona", scrive il segretario Pd.
I conservatori non mollano, resistono, sperano nella palude. Ma Italia cambierà, dalla legge elettorale al lavoro. Questa è #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 26 Gennaio 2014
Nardella: "E' come il gioco Shangai" - Ma al di là dell'ultima presa di posizione del segretario Pd, la legge elettorale agita molto i democratici: gli uomini vicini a Renzi sono all'opera per blindare l'accordo ed evitare soprese in commissione o in aula l'Italicum, la proposta di nuova legge elettorale nata dall'incontro con Berlusconi . "Qui è come nel 'gioco shangai', se tocchi un bastoncino rischi di far cadere tutto" dice il democrat Dario Nardella, vicinissimo al sindaco di Firenze. Ma a bocciare l'idea di un ritorno alle preferenze è anche uno dei padri nobili dell'Ulivo, Arturo Parisi, che in un'intervista alla Repubblica ricorda che "le preferenze sono figlie e madri di una competizione opaca, nella quale i concorrenti fanno appello e leva su legami particolaristici". Serracchiani: "Renzi tra i favorevoli a preferenze" - E un'altra esponente del Pd, membro della segreteria e governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, a Sky Tg24 ricorda come "Matteo Renzi era uno dei pochi ad essere a favore delle preferenze, ma quando si fa a un accordo ognuno rinuncia a qualcosa. Noi abbiamo rinunciato ai collegi uninominali. Le preferenze sono sostituite da un sistema che consente di conoscere chi verrà eletto. Le persone in lista sono poche, riconoscibili e nel caso del Pd saranno democraticamente individuate con le primarie" (video).
Brunetta: "O si chiude o si cade domani sera" - E a conferma della precarietà dell'accordo, arrivano anche le parole del capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: se domani il testo base sulla legge elettorale dovesse essere cambiato in prima commissione alla Camera, salta tutto l'accordo, dice. E poi aggiunge: "Se si fa la legge, si va a votare. Quando si carica una pistola, poi si spara".