Elezioni Sardegna: 6 in lizza per la poltrona di governatore

Politica
I candidati in corsa. In alto da sinistra Ugo Cappellacci (Centrodestra), Michela Murgia (Sardegna possibile) e Francesco Pigliaru (Centrosinistra. In basso da sinistra Gigi Sanna (Movimento Zona Franca), Mauro Pili (Unidos) e Pier Franco Devias (Fronte Indipedentista Unidu)
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Francesco Pigliaru (centrosinistra) e la scrittrice Michela Murgia sfidano il presidente uscente Cappellacci (centrodestra). In corsa anche l'ex Pdl Pili e i candidati di Fronte Unidu Indipendentista e Movimento Zona Franca. Esclusi gli "orfani" di Grillo

di Giulia Floris

Il governatore uscente, la scrittrice col pallino dell’indipendentismo, il professore di Economia e prorettore dell’Università di Cagliari. Si profila una sfida avvincente in cui nulla è scontato, alle prossime elezioni per il Consiglio regionale sardo che si terranno il 16 febbraio, in una sola giornata, come previsto dalla nuova legge elettorale.

I candidati - Sei gli aspiranti governatori in corsa, dopo che due candidature non sono state ammesse alla competizione. I favoriti nel contendersi la poltrona di governatore sono, come detto, il presidente uscente Ugo Cappellacci per la coalizione di centrodestra, la scrittrice Michela Murgia alla guida di Sardegna Possibile, Francesco Pigliaru per il centrosinistra. In corsa anche Gigi Sanna per il Movimento Zona Franca, Pier Franco Devias per il Fronte Indipendentista Unidu e l'ex Pdl ed ex governatore Mauro Pili, leader di Unidos, per la coalizione moderata e sovranista.

Gli esclusi - A restare fuori, Cristina Puddu che si presentava per gli indipendentisti di Meris (il fondatore Doddore Meloni passò alle cronache nazionali quando diede vita alla repubblica di Malu Entu nell'omonima isola), a causa del numero insufficiente di firme a sostegno le liste provinciali e Michelangelo Serra, candidato della lista di ispirazione grillina "Iride, Onestà e Progresso" presentata in sole due circoscrizioni (Cagliari e Medio Campidano), invece del limite minimo di sei definito per legge. Dopo la decisione di Beppe Grillo di non concedere l’uso del simbolo del Movimento 5 Stelle ai grillini sardi per via delle divisioni interne, la lista degli "orfani" di Grillo aveva tentato il tutto per tutto grazie alla candidatura "tecnica" del consigliere regionale del Pd Tarcisio Agus, ma il supporto dell’esponente democratico (a sua volta escluso dalle liste del suo partito), non è bastato.

L’outsider che potrebbe sparigliare le carte
- Proprio la debacle del M5S (che era risultato il primo partito alle elezioni politiche in Sardegna) porta alcuni analisti a considerare Michela Murgia come l’outsider che potrebbe sparigliare le carte. La sua candidatura è nata nell’ambito del progetto indipendentista ProgRes e fin dall’inizio sua campagna elettorale si è rivolta ai delusi di destra e sinistra e soprattutto a presentarsi (proprio come i grillini) come la vera alternativa alla politica tradizionale. "Puntiamo ad andare oltre il 25%", dice oggi Murgia, reduce da un viaggio Catalogna, per confrontarsi con un’altra realtà di autonomia locale, in ambito europeo.
I temi dell'indipendentismo e del sovranismo non sono comunque appannaggio della Murgia e anzi sono moltissime le liste di ispirazione sardista, che attraversano gli schieramenti.

Il sistema elettorale - I sardi si troveranno a votare con una nuova legge, che prevede un turno unico, senza ballottaggio e presenta alcune novità rispetto al passato: la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 60 (1500 i candidati in corsa), la scomparsa del listino collegato al presidente e lo sbarramento al 10% per le coalizioni e al 5% per le liste fuori dalle alleanze.
Nel varare la nuova legge, era stato invece bocciato dal Consiglio regionale, a scrutinio segreto, il principio della doppia preferenza di genere, col rischio di eleggere ancora una volta un consiglio a larghissima maggioranza maschile, dopo che nel consiglio uscente le donne sono appena il 6,3%.

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