Il candidato alle primarie del Pd invita i simpatizzanti del Pd a insultarlo via Twitter dopo il voto contrario alla sfiducia sul ministro Cancellieri. E gli utenti non si fanno pregare
Appuntamento in Rete con un ordine molto preciso: #InsultaCivati. A chiamare all'adunata via hashtag è lo stesso candidato alle primarie del Pd che si espone volontariamente all'insulto su Twitter riservandosi (almeno questo) il diritto di replica. Quanto agli utenti, non se lo sono fatti dire due volte e hanno affollato lo spazio virtuale con cinguettii al vetriolo contro Pippo Civati il parlamentare reo di avere votato la fiducia al ministro Cancellieri per la vicenda legata ai rapporti con la famiglia Ligresti dopo avere spinto per la soluzione opposta. Un esperimento unico nel suo genere quello di Pippo Civati, che venerdì 29 novembre sarà ospite su Sky TG24 del confronto tra i tre candidati alla segreteria più votati dagli iscritti del Partito democratico.
Risultato: l'etichetta #InsultaCivati è entrata presto nei trending topic, gli argomenti più dibattuti sul social network, e ad un certo punto l'account dell'esponente democratico è stato perfino sospeso per eccesso di messaggini.
#insultacivati: sono a vostra disposizione tra un quarto d'ora, come promesso, per rispondere a tutte, a tutti, e a tutto :)
— civati (@civati) November 21, 2013
Botta e risposta – Insomma, un successo. O quasi. Nelle due ore di corpo a corpo Civati ha cercato di tenere testa a sfoghi e rimproveri. A chi lo accusava di essersi adeguato ai diktat di partito, ha replicato che non è vero, professando indipendenza di pensiero e azione. A chi gli rinfacciava un po' di confusione, ha ribadito di non avere cambiato linea e di aver sempre chiesto le dimissioni del ministro. Quando un utente ha provato a giustificarlo parlando di “inesperienza” ha risposto che si trattava solo di senso di responsabilità. E di fronte all'accusa di “prostituzione culturale”, ha ribattuto che, invece di compiacere qualcuno, la sua posizione gli ha provocato i rimbrotti del partito. Insomma, scontro a tutto campo. E alla fine della battaglia non sono mancati quelli che hanno apprezzato il coraggio di “metterci la faccia” e quelli che avrebbero voluto insultare altri candidati alle primarie come Matteo Renzi e Gianni Cuperlo.
L'hashtag #insultacivati è inutile. Si è già insultato da solo calando le braghe al volere del vecchio Pd
— Pamela Ferrara ㋡ (@PamelaFerrara) November 21, 2013
Diamo a @civati quello che è di @civati : accetta di prendersi gli insulti e fa mea culpa. A differenza di tutti gli altri. #insultacivati
— Hakka (@Foy84) November 21, 2013
Non credo ci sia bisogno di chiederli, gli insulti arrivano da soli. #insultacivati
— Andrea Salerno (@SalernoSal) November 21, 2013
Prima l'annunci, poi la difendi, dopo non la presenti alla fine voti contro. #vecchiadcnuovopd #insultacivati coerenza e decisione. BRAVO!
— Eduardo Falzone (@EduardoFalzone) November 21, 2013
Finito il tempo per #insultacivati. Chi vuole insultare o criticare ovviamente può continuare, devo però andare. Vi rispondo più tardi.
— civati (@civati) November 21, 2013
Gli altri candidati – Di certo la decisione di votare a favore della fiducia al ministro Cancellieri ha lacerato il Pd, messo in difficoltà i candidati alle primarie e infiammato lo scontro interno al partito. Lo stesso Civati, subito dopo il voto, aveva fatto ammenda sul suo blog e ammesso la sconfitta in un'intervista al sito dell'Espresso. Anche Renzi, da parte sua, aveva spinto per la sfiducia salvo poi accettare non tropo convinto la decisione del partito dopo l'intervento di Enrico Letta all'assemblea dei parlamentari del Pd in cui chiedeva di salvare Cancellieri e governo. Quanto a Gianni Cuperlo, anche lui è dovuto ricorrere a Twitter, per difendersi non dagli insulti degli utenti ma dalle affermazioni di Civati che lo aveva inserito tra i parlamentari del Pd che non hanno votato Romano Prodi come presidente della Repubblica. Accusa rispedita al mittente in 140 caratteri.
Spero che l’allusione al fatto che io possa non aver votato Prodi sia solo un moto di rabbia. Altrimenti sarebbe miseria inaccettabile.
— Gianni Cuperlo (@giannicuperlo) November 20, 2013