Il premier è fiducioso sulla tenuta dell'esecutivo: "Per farcela non servono annunci shock". Poi spegne le polemiche interne: "Non esiste un problema Renzi". Sulla legge di stabilità: "La scriviamo noi, non la Ue"
"Se il governo cade, i decreti sull' Imu non verranno convertiti e quindi i cittadini dovranno pagare l'Imu". Il premier Enrico Letta, parlando alla festa Udc a Chianciano, avverte gli alleati ma si dice fiducioso che l'esecutivo reggerà. "Io penso che nessuno si prenderà la responsabilità di mandare all'aria il governo perché è una responsabilità troppo grossa". Le tensioni dovute alla vicenda della decadenza di Berlusconi non spaventano il premier: "Sono assolutamente convinto che mercoledì non capiterà nulla che metterà in crisi il governo". Non ci saranno conseguenze "a dispetto del giudizio Giunta. La mia previsione è che non c'è nulla che metta in crisi il governo".
"Non esiste un problema Renzi" - "Non esiste un problema che si chiama Matteo Renzi". Così il premier Letta, ha commentato la possibilità che il sindaco di Firenze diventi segretario del Pd e, nel caso, candidato premier. Renzi, spiega Letta riferendosi alle frecciate negli ultimi giorni da parte di quest'ultimo, "non mi ha offeso, sono tutti i problemi tirati dalla stampa che però non esistono". Il presidente del Consiglio ha anche detto che non sosterrà alcun candidato alla segreteria del Pd.
Poco prima, da Bari, aveva detto che "per farcela serve la serietà di dire che non servono annunci shock, ricette miracolistiche e soprattutto uomini della provvidenza". Aggiugendo: "Ma quanti uomini della provvidenza il Mezzogiorno ha coltivato e quante delusioni?".
L'attacco alla classe dirigente - Il premier, parlando da Bari, ha poi detto che "dietro alla arretratezza cronica di certi territori, dietro le opportunità mancate, vecchi sperperi e nuove forme di disperazioni, dietro queste cose c'è un problema di classe dirigente, politica e non politica". "Nessuno di noi - ha aggiunto - può sentirsi assolto, perché non riusciamo a operare come comunità nazionale". Letta ha però spiegato che "è finita l'epoca del rigore fine a se stesso e della sola austerità".
"Scriviamo noi la legge di stabilità, non la Ue" - Il premier parla poi delle prossime misure del governo. "La Legge di stabilità la scriviamo noi, non viene più scritta in Europa perché siamo usciti dalla procedura per deficit eccessivo", dice. Poi, sul tema integrazione, spiega: "Nelle scuole il colore della pelle non è un problema. Aver scelto un ministro come Kyenge è una scelta di cambiamento per il Paese".
"Non esiste un problema Renzi" - "Non esiste un problema che si chiama Matteo Renzi". Così il premier Letta, ha commentato la possibilità che il sindaco di Firenze diventi segretario del Pd e, nel caso, candidato premier. Renzi, spiega Letta riferendosi alle frecciate negli ultimi giorni da parte di quest'ultimo, "non mi ha offeso, sono tutti i problemi tirati dalla stampa che però non esistono". Il presidente del Consiglio ha anche detto che non sosterrà alcun candidato alla segreteria del Pd.
Poco prima, da Bari, aveva detto che "per farcela serve la serietà di dire che non servono annunci shock, ricette miracolistiche e soprattutto uomini della provvidenza". Aggiugendo: "Ma quanti uomini della provvidenza il Mezzogiorno ha coltivato e quante delusioni?".
L'attacco alla classe dirigente - Il premier, parlando da Bari, ha poi detto che "dietro alla arretratezza cronica di certi territori, dietro le opportunità mancate, vecchi sperperi e nuove forme di disperazioni, dietro queste cose c'è un problema di classe dirigente, politica e non politica". "Nessuno di noi - ha aggiunto - può sentirsi assolto, perché non riusciamo a operare come comunità nazionale". Letta ha però spiegato che "è finita l'epoca del rigore fine a se stesso e della sola austerità".
"Scriviamo noi la legge di stabilità, non la Ue" - Il premier parla poi delle prossime misure del governo. "La Legge di stabilità la scriviamo noi, non viene più scritta in Europa perché siamo usciti dalla procedura per deficit eccessivo", dice. Poi, sul tema integrazione, spiega: "Nelle scuole il colore della pelle non è un problema. Aver scelto un ministro come Kyenge è una scelta di cambiamento per il Paese".