I grillini propongono di cambiare il regolamento in vista della conta finale di mercoledì 18 settembre. Tra Pd e Pdl sale di nuovo la tensione. Grasso: ancora parecchio cammino prima dell'Aula
La fragile tregua tra Pdl e Pd sul caso Berlusconi è saltata quasi subito e oggi, venerdì 13 settembre, la tensione tra i due schieramenti è salita a livelli di guardia. Dopo aver trovato l'accordo sui tempi di voto in Giunta, lo scontro tra i partiti si fa di nuovo molto teso, complici anche i sospetti incrociati su quello che, dopo il lavoro della Giunta, potrà essere il voto in Aula, segreto, sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi in base alla legge Severino, dopo la condanna definitiva nel processo Mediaset. E, di fronte al rischio che possano spuntare franchi tiratori, i Cinque Stelle sfidano gli altri partiti: modificare subito il regolamento e andare così al voto palese.
Che l'aria fosse di nuovo quella di una profonda tensione appare evidente dalle prime dichiarazioni di Renato Schifani. "Ormai è tutto chiaro. Il Pd vuole le elezioni e lavora per questo. L'accelerazione senza precedenti nei lavori della Giunta e le dichiarazioni contro di lui violente ne sono la conferma", attacca il presidente dei senatori Pdl che torna ad addossare al Pd la responsabilità di una crisi di governo. Luigi Zanda, suo omologo nel Pd, gli risponde a stretto giro: continuare ad ipotizzarne la caduta del governo in relazione ai lavori della Giunta "danneggia l'Italia".
A predicare la calma ci pensa il Presidente del Senato, Pietro Grasso: "Ci saranno i tempi giusti per poter andare in Aula, ma ancora c'è parecchio cammino da fare" .
Un cammino su cui si incrociano però sospetti e accuse trasversali. Nonostante i numeri in 'chiaro' siano nettamente a svantaggio di Berlusconi (ne ha sulla carta 117 rispetto ad una maggioranza di 160), c'è la possibilità che nel segreto dell'urna possano farsi avanti senatori decisi ad evitare il rischio di una fine anticipata della legislatura.
Che l'aria fosse di nuovo quella di una profonda tensione appare evidente dalle prime dichiarazioni di Renato Schifani. "Ormai è tutto chiaro. Il Pd vuole le elezioni e lavora per questo. L'accelerazione senza precedenti nei lavori della Giunta e le dichiarazioni contro di lui violente ne sono la conferma", attacca il presidente dei senatori Pdl che torna ad addossare al Pd la responsabilità di una crisi di governo. Luigi Zanda, suo omologo nel Pd, gli risponde a stretto giro: continuare ad ipotizzarne la caduta del governo in relazione ai lavori della Giunta "danneggia l'Italia".
A predicare la calma ci pensa il Presidente del Senato, Pietro Grasso: "Ci saranno i tempi giusti per poter andare in Aula, ma ancora c'è parecchio cammino da fare" .
Un cammino su cui si incrociano però sospetti e accuse trasversali. Nonostante i numeri in 'chiaro' siano nettamente a svantaggio di Berlusconi (ne ha sulla carta 117 rispetto ad una maggioranza di 160), c'è la possibilità che nel segreto dell'urna possano farsi avanti senatori decisi ad evitare il rischio di una fine anticipata della legislatura.