Secondo l'espontente del Pdl il Cavaliere può continuare a guidare il centrodestra anche dopo la decadenza da senatore. Rodotà intanto boccia ogni ipotesi di grazia: "Non ci sono le condizioni"
Il futuro politico di Silvio Berlusconi, che questo autunno potrebbe decadere da senatore in seguito alla condanna della Corte di Cassazione per frode fiscale, continua a essere il tema del dibattito nel centro destra. Che il Cavaliere possa continuare ad esercitare la sua leadership anche fuori dal palazzo è la convinzione di Francesco Nitto Palma del Pdl. "Io non credo che l'essere o meno in Parlamento possa impedire al presidente Berlusconi di esercitare la sua leadership - ha detto, ospite della trasmissione Klaus Condicio - Una leadership riconosciuta in maniera compatta, da tutto il partito. Chi pensa che l'impegno di Berlusconi possa ridursi a una sorta di guida spirituale del centro destra si sbaglia di grosso. La sua rimarrebbe sicuramente una guida politica a pieno titolo". "Pensi alle ultimi elezioni - ha proseguito l'esponente del Pdl - il presidente Berlusconi non si è candidato a premier e ciò non ha minimamente inficiato la sua leadership. Grillo siede in Parlamento? E D Alema? Non ci sono sentenze o altro che possano impedire a Berlusconi di essere la prestigiosa guida del centro destra".
Capezzone: "Si trovi soluzione politica" - Torna invece sulla questione dell'agibilità politica Daniele Capezzone, secondo cui "la questione è politica e serve una soluzione politica". L'esponente del Pdl chiede che siano anche le altre forze politiche a farsi carico della questione: "Esistono percorsi e strumenti, chiaramente indicati dalla Costituzione e dal buon senso, che possono consentire di evitare un vulnus gravissimo ai danni di milioni di cittadini-elettori. Il Pdl - conclude - ha dimostrato un assoluto senso di responsabilità, ma ora tocca a tutti gli attori politici e istituzionali, per la parte che compete a ciascuno, evitare ferite irrimediabili".
Rodotà: "Non si sono spazi per una grazia" - Chiude invece all'ipotesi di una possibile grazia Stefano Rodotà. Secondo l'ex candidato del M5S al Quirinale per la concessione di un'eventuale atto di clemenza, ci sono condizioni specifiche legate al "carattere umanitario" della decisione, il che nel caso di Silvio Berlusconi "equivale a un no". "Fin quando non saranno presenti le condizioni indicate, la grazia non può essere concessa". "Oggi - ribadisce il giurista - credo che non ci sia l'insieme di queste condizioni per concedere la grazia a Berlusconi e questo dovrebbe chiudere la partita, non ci sono altre vie possibili di clemenza. Poi tra tre anni, non so se si potrà parlare di emergenza umanitaria... ma oggi come oggi non ci sono le condizioni". "L'agibilità politica - continua Rodotà- è un'invenzione politica con cui si cerca di forzare la mano del Presidente della Repubblica, per risolvere un problema politico nato da una legittima decisione della magistratura. E' un tentativo di scorciatoia istituzionale impraticabile e non ha nulla a che vedere con un provvedimento di grazia". E chi parla di spiragli per Berlusconi nel messaggio di Napolitano? "Per quanto riguarda i punti istituzionali, questi spiragli non li vedo", taglia corto Rodotà.
Capezzone: "Si trovi soluzione politica" - Torna invece sulla questione dell'agibilità politica Daniele Capezzone, secondo cui "la questione è politica e serve una soluzione politica". L'esponente del Pdl chiede che siano anche le altre forze politiche a farsi carico della questione: "Esistono percorsi e strumenti, chiaramente indicati dalla Costituzione e dal buon senso, che possono consentire di evitare un vulnus gravissimo ai danni di milioni di cittadini-elettori. Il Pdl - conclude - ha dimostrato un assoluto senso di responsabilità, ma ora tocca a tutti gli attori politici e istituzionali, per la parte che compete a ciascuno, evitare ferite irrimediabili".
Rodotà: "Non si sono spazi per una grazia" - Chiude invece all'ipotesi di una possibile grazia Stefano Rodotà. Secondo l'ex candidato del M5S al Quirinale per la concessione di un'eventuale atto di clemenza, ci sono condizioni specifiche legate al "carattere umanitario" della decisione, il che nel caso di Silvio Berlusconi "equivale a un no". "Fin quando non saranno presenti le condizioni indicate, la grazia non può essere concessa". "Oggi - ribadisce il giurista - credo che non ci sia l'insieme di queste condizioni per concedere la grazia a Berlusconi e questo dovrebbe chiudere la partita, non ci sono altre vie possibili di clemenza. Poi tra tre anni, non so se si potrà parlare di emergenza umanitaria... ma oggi come oggi non ci sono le condizioni". "L'agibilità politica - continua Rodotà- è un'invenzione politica con cui si cerca di forzare la mano del Presidente della Repubblica, per risolvere un problema politico nato da una legittima decisione della magistratura. E' un tentativo di scorciatoia istituzionale impraticabile e non ha nulla a che vedere con un provvedimento di grazia". E chi parla di spiragli per Berlusconi nel messaggio di Napolitano? "Per quanto riguarda i punti istituzionali, questi spiragli non li vedo", taglia corto Rodotà.