Secondo un report di un gruppo di associazioni il nostro Paese sarebbe ancora indietro rispetto agli impegni presi per promuovere un'amministrazione pubblica più aperta ed efficiente. Sotto accusa gli obiettivi "poco chiari"
di Raffaele Mastrolonardo
Le promesse ci sono. Gli impegni anche. Ma né le une né gli altri sono stati mantenuti e la trasparenza in Italia sembra ancora un traguardo lontano. A sostenerlo, confermando precedenti analisi, è un gruppo di associazioni (Wikitalia, Agorà digitale, OpenPolis e altre) che in un report ha passato al setaccio gli obiettivi che il governo si è dato qualche mese addietro su questo fronte. Non solo secondo le associazioni questi obiettivi sarebbero poco chiari ma la stragrande maggioranza di essi (tutti tranne uno, per l'esattezza) non sarebbero ancora stati raggiunti. Insomma, se a parole la trasparenza è un fine a cui l'Italia dice di voler tendere, la realtà parla diversamente.
Poca chiarezza - L'indagine sull'open government, realizzata da 11 organizzazioni che si occupano di innovazione e accesso all'informazione, si è concentrata sul piano di azione del governo italiano presentato nell'aprile scorso nell'ambito di un incontro della Open Government Partnership. L'iniziativa, a cui il nostro Paese ha aderito, richiede lo sforzo degli stati partecipanti nel "promuovere la trasparenza, dare potere ai cittadini, combattere la corruzione e sfruttare le nuove tecnologie per rafforzare l'azione di governo". Gli impegni dichiarati dall'Italia vanno dalla realizzazione di un portale della trasparenza a una nuova normativa contro la corruzione, dal miglioramento della comunicazione dei siti governativi al riuso dei dati pubblici fino alla diffusione di strumenti di e-government presso imprese e professionisti. Il giudizio del report è però negativo su più fronti. A cominciare, sembra un paradosso, dall'opacità degli stessi obiettivi che, a guardar bene, risultano poco chiari. "Numerose azioni – si legge nel rapporto – risultano enunciate in modo generico e ciò rende difficile un puntuale monitoraggio sull'attuazione delle stesse". Un esempio? Solo per una delle varie azioni previste è fissata una scadenza per la realizzazione.
Traguardo lontano - Il perché di questa omissione diventa più chiaro quando si passa ad esaminare lo stato di attuazione dei singoli impegni. Solo il 5% infatti può dirsi "pienamente raggiunto", mentre più della metà (il 56%) è assai lontano dal risultato. Per il 39%, invece, si parla di un raggiungimento solo parziale. Nel limbo, secondo le associazioni, c'è anche la normativa contro la corruzione, approvata ma non nelle modalità prefissate nel piano di azione.
Il valore della trasparenza – L'Italia è poi indietro in altre classifiche internazionali che misurano vari aspetti del fenomeno: 72esimo nell'indice globale della corruzione, lontano dai primi per quanto riguarda la trasparenza dei bilanci pubblici.
Lo sostiene l'ultima edizione del Global Barometer Index presentata nei giorni scorsi da Transparency International, una delle organizzazione che hanno partecipato alla stesura del report. L'indagine rivela infatti come l'89% degli italiani sembra ritenere che i partiti politici siano affetti da corruzione mentre il 77% pensa che questo valga per il Parlamento.
Le promesse ci sono. Gli impegni anche. Ma né le une né gli altri sono stati mantenuti e la trasparenza in Italia sembra ancora un traguardo lontano. A sostenerlo, confermando precedenti analisi, è un gruppo di associazioni (Wikitalia, Agorà digitale, OpenPolis e altre) che in un report ha passato al setaccio gli obiettivi che il governo si è dato qualche mese addietro su questo fronte. Non solo secondo le associazioni questi obiettivi sarebbero poco chiari ma la stragrande maggioranza di essi (tutti tranne uno, per l'esattezza) non sarebbero ancora stati raggiunti. Insomma, se a parole la trasparenza è un fine a cui l'Italia dice di voler tendere, la realtà parla diversamente.
Poca chiarezza - L'indagine sull'open government, realizzata da 11 organizzazioni che si occupano di innovazione e accesso all'informazione, si è concentrata sul piano di azione del governo italiano presentato nell'aprile scorso nell'ambito di un incontro della Open Government Partnership. L'iniziativa, a cui il nostro Paese ha aderito, richiede lo sforzo degli stati partecipanti nel "promuovere la trasparenza, dare potere ai cittadini, combattere la corruzione e sfruttare le nuove tecnologie per rafforzare l'azione di governo". Gli impegni dichiarati dall'Italia vanno dalla realizzazione di un portale della trasparenza a una nuova normativa contro la corruzione, dal miglioramento della comunicazione dei siti governativi al riuso dei dati pubblici fino alla diffusione di strumenti di e-government presso imprese e professionisti. Il giudizio del report è però negativo su più fronti. A cominciare, sembra un paradosso, dall'opacità degli stessi obiettivi che, a guardar bene, risultano poco chiari. "Numerose azioni – si legge nel rapporto – risultano enunciate in modo generico e ciò rende difficile un puntuale monitoraggio sull'attuazione delle stesse". Un esempio? Solo per una delle varie azioni previste è fissata una scadenza per la realizzazione.
Traguardo lontano - Il perché di questa omissione diventa più chiaro quando si passa ad esaminare lo stato di attuazione dei singoli impegni. Solo il 5% infatti può dirsi "pienamente raggiunto", mentre più della metà (il 56%) è assai lontano dal risultato. Per il 39%, invece, si parla di un raggiungimento solo parziale. Nel limbo, secondo le associazioni, c'è anche la normativa contro la corruzione, approvata ma non nelle modalità prefissate nel piano di azione.
Il valore della trasparenza – L'Italia è poi indietro in altre classifiche internazionali che misurano vari aspetti del fenomeno: 72esimo nell'indice globale della corruzione, lontano dai primi per quanto riguarda la trasparenza dei bilanci pubblici.
Lo sostiene l'ultima edizione del Global Barometer Index presentata nei giorni scorsi da Transparency International, una delle organizzazione che hanno partecipato alla stesura del report. L'indagine rivela infatti come l'89% degli italiani sembra ritenere che i partiti politici siano affetti da corruzione mentre il 77% pensa che questo valga per il Parlamento.