Quagliariello a SkyTG24: priorità alla forma di governo

Politica
Sarebbe meglio stabilire prima la forma di governo da dare al Paese e solo poi modificare la legge elettorale, adeguandola alla nuova struttura istituzionale. E' questa in sintesi la proposta lanciata dal ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello a SkyTG24 nel corso della trasmissione Un Caffè con... Rispondendo infatti alla domanda se il governo intenda aspettare l'eventuale bocciatura della legge elettorale attuale da parte della Consulta, prima di dar corso alla riforma del sistema di voto, il ministro ha spiegato che "se si riesce a sciogliere il nodo della forma di governo abbastanza presto è possibile anche saltare la fase intermedia e iniziare immediatamente a lavorare per la legge  elettorale definitiva, quella che si accorderà con la forma di governo. Questa sarebbe la scelta di buon senso - continua Quagliariello, che aggiunge come "se poi ci saranno delle accelerazioni ne terremo conto. Ma a quanto sappiamo ci sarebbero tutti i tempi per operare una scelta conoscendo già cosa le forze politiche, i gruppi parlamentari e lo stesso governo decideranno in merito alla forma di governo". (IL VIDEO)

Saggi non si sovrappongono a governo - Riguardo poi alla commissione dei cosiddetti saggi, Quagliariello spiega che "non comporterà alcuna sovrapposizione con le istituzioni perché, quando avrà terminato il suo lavoro, il Parlamento avrà il campo sgombro per prendere le sue decisioni". Secondo il ministro delle Riforme ci sarà "una staffetta tra commissione di saggi e Parlamento, non una sovrapposizione". Quagliariello spiega poi che la commissione "ha un suo equilibrio sotto tre punti di vista: territoriale, di genere e rappresenta tutte le correnti del costituzionalismo italiano".



La via delle riforme - Nella giornata di giovedì il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl costituzionale per creare un Comitato di 40 deputati e senatori per rivedere la seconda parte della Costituzione. I lavori parlamentari dovranno durare massimo 18 mesi. Il ddl stabilisce che ci sarà comunque un referendum, anche se le riforme fossero approvate con i due terzi dei componenti di ciascuna Camera. Incontrando poi al Quirinale i 25 "saggi" che dovranno istruire il lavoro sulle riforme istituzionali, Napolitano ha voluto ricordare: "Il vostro compito potrebbe apparirvi particolarmente faticoso o potreste temere di non riuscire, ma avete la possibilità di scoprire cose nuove, le cose da fare. Dobbiamo farcela, dovete farcela".

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