Rebus governo, ipotesi dimissioni di Napolitano

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Stallo tra i partiti dopo le consultazioni lampo del presidente della Repubblica. Pd e Pdl, pur tra i distinguo, si sono rimessi alle valutazioni del capo dello Stato. M5s chiude e torna a chiedere l'incarico per il nuovo esecutivo. RASSEGNA STAMPA

Il Pdl chiede larghe intese, il Pd non vuole un governissimo, i 5 Stelle rilanciano un governo tutto grillino. E' stallo dopo le consultazioni di Napolitano. Le terze, se si considerano quella del capo dello Stato prima di dare l'incarico a Bersani, e il giro di colloqui del segretario del Pd. I nodi, però, non si sciolgono. Il presidente della Repubblica si è preso una pausa di riflessione. E si fa strada l'ipotesi delle sue dimissioni anticipate per favorire una soluzione all'impasse con un nuovo presidente al Quirinale con pieni poteri. Questo è ciò che raccontano i quotidiani in edicola. "Napolitano pronto a lasciare" scrive Corriere, "Napolitano, ipotesi dimissioni", dice Repubblica, "Napolitano, la carta delle dimissioni" ribadisce anche la Stampa, "Exit strategy" chiosa il Manifesto.
Il mandato di Napolitano, infatti, scade il 15 maggio. Negli ultimi sei mesi di presidenza, periodo detto semestre bianco, il capo dello Stato non ha i poteri per sciogliere le Camere e, di conseguenza, non può indire elezioni anticipate.

Ora che succede? - "Ora che succede? La domanda rimbalza tra gli stessi protagonisti della politica, incartati in una situazione senza precedenti - scrive nell'editoriale su Repubblica Francesco Bei - Pier Ferdinando Casini, prevedendo lo stallo, due giorni fa già predicava che "l'unica via per evitare le elezioni sarà quella di trovare subito una maggioranza che elegga il nuovo capo dello Stato". Partire dunque dal Quirinale invece che da palazzo Chigi, ribaltare i fattori, ricominciare la partita scegliendo il nuovo capo dello Stato invece che il nuovo presidente del Consiglio.

Dimissioni: "Un gesto per inchiodare i partiti alle loro scelte" - Le dimissioni, secondo l'editoriale di Stefano Cappellini sul Messaggero, sarebbero "un gesto per inchiodare i partiti alle loro scelte". A quel punto, spiega, "toccherebbe al suo successore al Quirinale il compito di riprendere in mano il filo". "Abbiate pietà" chiede Antonio Polito dalle colonne del Corsera. "Non c'è neanche un punto di contatto fra i tre maggiori partiti: Grillo non vuole fare niente, Berlusconi vuole fare solo un governissimo impossibile perché il Pd lo rifiuta, e il Pd accetterebbe solo un governicchio dopo il fallimento di Bersani. La gravità della crisi che sta sconvolgendo la Repubblica è tutta qui. La legge elettorale non riesce più a dare una maggioranza al Parlamento. Il Parlamento non riesce più a dare un governo al Paese. Il presidente è chiamato costantemente a riempire i vuoti di una democrazia parlamentare che ormai cammina come un ubriaco sull'orlo della Costituzione. E meno male che si tratta di Giorgio Napolitano, uomo di cui nessuno, né Berlusconi che sette anni fa si rifiutò di votarlo, né Grillo che appena qualche mese fa lo insolentiva, osa più negare l'imparzialità e il senso patriottico".

Per il Giornale e Libero il Pd ha perso - Nel rebus del governo, secondo il quotidiano di famiglia Berlusconi e quello diretto da Belpietro, c'è però un punto fermo: la "disfatta di Bersani". "Primo round a Berlusconi - titola il Giornale - Non passa la linea del Partito. E Napolitano prende ancora tempo". "Fumata bianca o nera? Nessuna fumata, ma siamo nel grigiore assoluto" scrive Vittorio Feltri. Per il direttore di Libero, invece, "Napolitano piega il Pd. Re Giorgio minaccia le dimissioni e i democratici si arrendono". E spiega: "Per piegare l'ostinazione di Pier Luigi Bersani, il quale da un mese dice no a qualsiasi soluzione di governo che prevede un'intesa tra Pd e Pdl, Giorgio Napolitano è arrivato a mettere sul tavolo le dimissioni".

L'Italia come il Titanic - E sono in tanti, sui quotidiani in edicola ad associare all'Italia la metafora della nave. "L'Italia balla sulla tolda del Titanic ma sembra non rendersene conto" scrive Claudio Tito su Repubblica. "Non si può abbandonare la nave che affonda - dice, sempre su Repubblica, Concita De Gregorio, nell'articolo dal titolo "La via Crucis di Giorgio" - non ci si può dimettere nel momento della difficoltà suprema, il fantasma di Terzi quello di Schettino, ma invece è la mossa politica vincente, si vede che non capite la politica, invece dal Pd c'è qualcuno che preme perché il presidente lasci, così si esce dallo stallo e le Camere dovranno trovare un'intesa sul nuovo inquilino del Colle, che poi l'intesa è già trovata, in fondo, ecco, la soluzione è questa, prima il Quirinale poi il governo così si inverte l'ordine dei fattori e si esce dall'impasse in cui Berlusconi ha chiuso il Pd".
"Tra le riflessioni ascoltate dal Presidente - racconta Marcello Sorgi su La Stampa nell'editoriale intitolato "La lunga notte della Seconda Repubblica" - qualcuno dei suoi interlocutori ha creduto di cogliere anche una disponibilità a dimettersi in anticipo e ad accelerare l’elezione del suo successore, che tornerebbe nel pieno dei poteri. Un rovello carico di incognite, a cominciare dalle reazioni degli osservatori stranieri, che considerano Napolitano l’ultimo punto di riferimento stabile in un Paese da tempo sull’orlo di un baratro e da mesi privo di un governo in grado di funzionare. E una decisione che il Presidente sta maturando in piena solitudine e che potrebbe essere annunciata nelle prossime ore. Così, «nave senza nocchiero in gran tempesta», l’Italia e la Seconda Repubblica sono entrate tutt’insieme nella loro notte più lunga".

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