"Nessuno neghi la gravità dell'emergenza, lo Stato non rispetta la Costituzione", dice il capo dello Stato da San Vittore. E aggiunge: "In gioco l’onore dell’Italia". E' la prima volta che un presidente fa visita al penitenziario di Milano
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita al carcere milanese di San Vittore, è tornato a denunciare "l'insostenibilità della condizione delle carceri e di coloro che vi sono rinchiusi". E, a margine della visita al penitenziario, ha parlato anche di amnistia.
"Se mi fosse toccato mettere una firma lo avrei fatto non una ma dieci volte" ha risposto Napolitano al radicale Marco Cappato che, fuori dal carcere, invocava un provvedimento di amnistia, sottolineando che tuttavia occorre un voto del Parlamento (VIDEO).
"La cosa a cui non mi posso arrendere - ha spiegato il capo dello Stato - è che si dica: o l'amnistia o non si fa nulla". E ha aggiunto: "Bisogna fare tutto quello che è possibile tenendo fermo che, se non si può avere il consenso in Parlamento, non passa". Napolitano ha dunque spiegato che l'amnistia "non è il provvedimento di grazia che io posso fare, qualunque cosa pensi il Parlamento".
"Nessuno potrà negare l'emergenza della situazione carceraria" - E' la prima volta che un capo dello Stato si reca nell'istituto di detenzione milanese, che ospita circa 1.600 detenuti. Napolitano ha colto l'occasione per tornare a denunciare "l'insostenibilità della condizione delle carceri e di coloro che vi sono rinchiusi". E ha aggiunto che avrebbe voluto che i suoi appelli "fossero accolti in maggior misura, ma è capitato anche per altri appelli".
Il capo dello Stato ha poi affermato con fermezza di sentire il dovere di "levare nuovamente la mia voce dopo che sul tema è intervenuta ancora la Corte Europea per i diritti dell'uomo con una condanna, mortificante come l'ha definita, per l'Italia". Perché, ha aggiunto, "è in gioco l'onore dell'Italia" (VIDEO).
"Lo Stato è incapace di garantire un sistema rispettoso" - "La mancata attuazione delle regole penitenziarie europee - ha precisato - conferma la perdurante incapacità del nostro Stato a realizzare un sistema rispettoso del dettato dell'Art. 27 della Costituzione sulla funzione rieducativa della pena e sul senso di umanità cui debbono corrispondere i relativi trattamenti". La violazione - ha proseguito Napolitano - "che ci si addebita dell'articolo 3 della Convenzione europea, è imperniata sul parametro dello spazio vitale del detenuto che non è oggi garantito dalla nostra situazione penitenziaria".
"Se mi fosse toccato mettere una firma lo avrei fatto non una ma dieci volte" ha risposto Napolitano al radicale Marco Cappato che, fuori dal carcere, invocava un provvedimento di amnistia, sottolineando che tuttavia occorre un voto del Parlamento (VIDEO).
"La cosa a cui non mi posso arrendere - ha spiegato il capo dello Stato - è che si dica: o l'amnistia o non si fa nulla". E ha aggiunto: "Bisogna fare tutto quello che è possibile tenendo fermo che, se non si può avere il consenso in Parlamento, non passa". Napolitano ha dunque spiegato che l'amnistia "non è il provvedimento di grazia che io posso fare, qualunque cosa pensi il Parlamento".
"Nessuno potrà negare l'emergenza della situazione carceraria" - E' la prima volta che un capo dello Stato si reca nell'istituto di detenzione milanese, che ospita circa 1.600 detenuti. Napolitano ha colto l'occasione per tornare a denunciare "l'insostenibilità della condizione delle carceri e di coloro che vi sono rinchiusi". E ha aggiunto che avrebbe voluto che i suoi appelli "fossero accolti in maggior misura, ma è capitato anche per altri appelli".
Il capo dello Stato ha poi affermato con fermezza di sentire il dovere di "levare nuovamente la mia voce dopo che sul tema è intervenuta ancora la Corte Europea per i diritti dell'uomo con una condanna, mortificante come l'ha definita, per l'Italia". Perché, ha aggiunto, "è in gioco l'onore dell'Italia" (VIDEO).
"Lo Stato è incapace di garantire un sistema rispettoso" - "La mancata attuazione delle regole penitenziarie europee - ha precisato - conferma la perdurante incapacità del nostro Stato a realizzare un sistema rispettoso del dettato dell'Art. 27 della Costituzione sulla funzione rieducativa della pena e sul senso di umanità cui debbono corrispondere i relativi trattamenti". La violazione - ha proseguito Napolitano - "che ci si addebita dell'articolo 3 della Convenzione europea, è imperniata sul parametro dello spazio vitale del detenuto che non è oggi garantito dalla nostra situazione penitenziaria".