Polemiche per le frasi del capogruppo del Partito popolare europeo, che indica il professore come prima scelta: "Non voglio attaccare tutti i giorni il signor Berlusconi, non ho bisogno di portare un 2-3% al populismo". Poi la rettifica
Tornano i venti di bufera tra Joseph Daul e il Pdl. A scatenarli, la riconferma della 'scomunica' di dicembre scorso fatta dal capogruppo del Ppe, ma soprattutto l'indicazione che "il candidato del Ppe è Monti".
Il francese in conferenza stampa a Strasburgo riconferma quanto aveva detto a dicembre ed aggiunge però che "non voglio attaccare tutti i giorni il signor Berlusconi e far si che lui possa attaccare me e possa parlare di 'questa orribile Europa', 'questa orribile Merkel', di 'questi orribili francesi' e permettergli di dire vedete come si comportano".
In pratica, non vuole fargli favori: "Ora che siamo in campagna elettorale voglio rispettare l'elettore ed il cittadino italiano e non ho bisogno di portare un 2-3% al populismo".
"Il candidato del Ppe è il signor Monti" - Daul aggiunge che la campagna elettorale sarà comunque monitorata e che il Ppe "continuerà la lotta contro il populismo". Ma è dopo la conferenza stampa che Daul dichiara: "Il candidato del Ppe è il signor Monti. Ma, come sempre in Italia, la situazione è molto complicata, perché abbiamo anche l'Udc ed il partito di Berlusconi, che sono tutti membri del Ppe".
Dichiarazione che scatena la reazione dei berlusconiani. Per Cicchitto "Daul fa finta di ignorare che Monti ha rotto l'unità dei moderati" e con Angelino Alfano che definisce il capogruppo dei popolari come "evidentemente male informato".
Gaetano Quagliariello parla di uscita "inopportuna" e "paradossale" e da Strasburgo Licia Ronzulli stigmatizza "parole indegne" del ruolo ricoperto da Daul.
La telefonata di Monti - Dopo un pomeriggio di dichiarazioni infuocate, appena controbilanciate da un Ciriaco De Mita che prevede "un'uscita o un'espulsione" del Pdl dal Ppe per "incompatibilità" e da Salvatore Datarella (Fli) per il quale "era già chiaro da dicembre" che Monti era il candidato dei popolari, è arrivato il faccia a faccia tra pidiellini e Daul nella riunione di partito al Parlamento Europeo. Durante la quale, secondo quanto riferito dal vice capo delegazione Sergio Silvestris, "Daul ha chiarito di non aver dichiarato quanto riportato dalle televisioni italiane, né tantomeno di aver espresso indicazioni in favore di Mario Monti".
Nella riunione - secondo chi vi ha partecipato - Daul ha anche riferito di aver ricevuto la telefonata dello stesso Monti, che non avrebbe gradito l'uscita perché non si sentirebbe il candidato di una sola parte.
Il francese in conferenza stampa a Strasburgo riconferma quanto aveva detto a dicembre ed aggiunge però che "non voglio attaccare tutti i giorni il signor Berlusconi e far si che lui possa attaccare me e possa parlare di 'questa orribile Europa', 'questa orribile Merkel', di 'questi orribili francesi' e permettergli di dire vedete come si comportano".
In pratica, non vuole fargli favori: "Ora che siamo in campagna elettorale voglio rispettare l'elettore ed il cittadino italiano e non ho bisogno di portare un 2-3% al populismo".
"Il candidato del Ppe è il signor Monti" - Daul aggiunge che la campagna elettorale sarà comunque monitorata e che il Ppe "continuerà la lotta contro il populismo". Ma è dopo la conferenza stampa che Daul dichiara: "Il candidato del Ppe è il signor Monti. Ma, come sempre in Italia, la situazione è molto complicata, perché abbiamo anche l'Udc ed il partito di Berlusconi, che sono tutti membri del Ppe".
Dichiarazione che scatena la reazione dei berlusconiani. Per Cicchitto "Daul fa finta di ignorare che Monti ha rotto l'unità dei moderati" e con Angelino Alfano che definisce il capogruppo dei popolari come "evidentemente male informato".
Gaetano Quagliariello parla di uscita "inopportuna" e "paradossale" e da Strasburgo Licia Ronzulli stigmatizza "parole indegne" del ruolo ricoperto da Daul.
La telefonata di Monti - Dopo un pomeriggio di dichiarazioni infuocate, appena controbilanciate da un Ciriaco De Mita che prevede "un'uscita o un'espulsione" del Pdl dal Ppe per "incompatibilità" e da Salvatore Datarella (Fli) per il quale "era già chiaro da dicembre" che Monti era il candidato dei popolari, è arrivato il faccia a faccia tra pidiellini e Daul nella riunione di partito al Parlamento Europeo. Durante la quale, secondo quanto riferito dal vice capo delegazione Sergio Silvestris, "Daul ha chiarito di non aver dichiarato quanto riportato dalle televisioni italiane, né tantomeno di aver espresso indicazioni in favore di Mario Monti".
Nella riunione - secondo chi vi ha partecipato - Daul ha anche riferito di aver ricevuto la telefonata dello stesso Monti, che non avrebbe gradito l'uscita perché non si sentirebbe il candidato di una sola parte.