Twitter: Comuni, Province e Regioni cinguettano sempre più
PoliticaUn rapporto analizza l'uso che le amministrazioni fanno del servizio di microblogging. Gli enti locali "social" aumentano ma sono ancora pochi e distribuiti in modo ineguale nel Paese. Non mancano i casi di eccellenza. GUARDA LA MAPPA
di Raffaele Mastrolonardo
La buona notizia è che sono sempre di più le amministrazioni pubbliche che usano Twitter. Quella cattiva è che sono ancora poche rispetto al totale e nemmeno troppo competenti nell'uso del mezzo. In più, come se non bastasse, c'è pure una certa disparità tra le aree geografiche del Paese. A scattare questa fotografia in chiaro-scuro sulla presenza della Pa sul servizio di microblogging è uno studio realizzato da Giovanni Arata, ricercatore nel campo dei new media, e il Centro Nexa del Politecnico di Torino. Presentata il 28 novembre e intitolata #TwitterPa 2012, l'indagine non lascia adito a dubbi: Regioni, Province e Comuni italiani che cinguettano sono in crescita ma il suono che emettono è, complessivamente flebile, e nemmeno troppo armonico. “In termini positivi i dati evidenziano rispetto allo scorso anno un incremento sia di diffusione che di competenza nell'uso del mezzo da parte delle Pa italiane. Certo, c'è ancora parecchio da fare”, commenta Gianni Dominici, direttore generale di ForumPa, azienda che da anni studia la comunicazione del settore pubblico e che contribuito alla ricerca.
Il bacino - Flebile, si diceva. Difficile definire altrimenti un coro che, su bacino di oltre 8.100 cantanti potenziali, riesce a coinvolgerne solo 291. Tanti (si fa per dire) sono infatti, secondo la ricerca, gli account principali delle Pa presenti su Twitter (sono esclusi, per scelta metodologica, quelli di singoli assessorati o uffici collegati). Di questi, 236 appartengono a Comuni (meno del 3% del totale delle amministrazioni comunali tricolori), 37 a Province (33,6% degli enti provinciali), 10 a Regioni (45%), 8 a Ministeri. Insomma, soprattutto al livello più vicino al cittadino il ricorso al mezzo è ancora scarso. Non si può invece definire scarsa (ma nemmeno alta, almeno in relazione all'utenza potenziale), il seguito degli utenti. Secondo i calcoli dello studio, la maggior parte delle amministrazioni (il 48% del totale) ha un numero di follower compreso tra 100 e 500 unità.
La top ten - In questo panorama di audience un po' mediocre non mancano però istituzioni che sono riuscite a raccogliere un seguito di una certa entità. Quelli che contano più di 1.000 seguaci sono il 14% del totale. A guidare la classifica degli account pubblici più apprezzati c'è il Comune di Torino (oltre 50 mila al momento della rilevazione), seguito a una certa distanza dal Comune di Napoli (12.850) e dal ministero dei Beni e delle attività culturali (8.257). Chiude la top ten - nella quale rientrano, fra gli altri, Firenze, Bologna, Emilia Romagna e Piemonte – il Comune di Roma con 5.367 follower. Se dall'élite dei più seguiti si ritorna alla massa, il ritratto realizzato da #TwitterPA evidenzia un divario tra le diverse aree del Paese che cinguettano a volumi decisamente differenti. Gli account pubblici al nord sono ben 147 (il 49,1% del totale), contro gli 86 del sud e i 54 del centro. Questo non vuol dire però – fa notare la ricerca – che non esistano aree di eccellenza in ogni parte del Paese. Per esempio, Toscana. Campania e Sardegna si attestano, si legge, “su livelli numerici ben superiori alla media nazionale”.
Perché Twitter - Ma come usano Twitter le amministrazioni e con quale grado di competenza? Lo studio risponde anche a queste domande. Rivelando, per esempio, come quasi la metà delle amministrazioni si limiti a usare il mezzo in “maniera broadcast”, ovvero dall'alto verso il basso senza interagire con altri utenti. Il ricorso a strumenti più avanzati come l'hashtag, la menzione o re-tweet è comunque in crescita, ma ancora basso (in tutti e tre i casi non si raggiunge il 50%). Così come complessivamente bassa è la continuità del servizio visto che più della metà delle amministrazioni (il 55%) aggiorna il proprio profilo solo saltuariamente, e parecchi di questi possono essere considerati come “dormienti”. Dal punto di vista dei messaggi veicolati, la maggior parte delle Pa (88% dei casi) comunica informazioni di pubblica utilità mentre quasi il 43 % degli account diffonde anche immagini e video. Non mancano però, come fa notare Dominci, alcuni impieghi di Twitter innovativi. “Penso ad alcune realtà anche piccole come Orbetello dove si stanno sviluppando esperienze di utilizzo dei social network per gestire l'informazione critica come nel caso delle emergenze. Sono poche, certo ma segnalano che Twitter non è più solo una moda per la PA anche un canale importante per rimanere in contatto con i cittadini”.
La buona notizia è che sono sempre di più le amministrazioni pubbliche che usano Twitter. Quella cattiva è che sono ancora poche rispetto al totale e nemmeno troppo competenti nell'uso del mezzo. In più, come se non bastasse, c'è pure una certa disparità tra le aree geografiche del Paese. A scattare questa fotografia in chiaro-scuro sulla presenza della Pa sul servizio di microblogging è uno studio realizzato da Giovanni Arata, ricercatore nel campo dei new media, e il Centro Nexa del Politecnico di Torino. Presentata il 28 novembre e intitolata #TwitterPa 2012, l'indagine non lascia adito a dubbi: Regioni, Province e Comuni italiani che cinguettano sono in crescita ma il suono che emettono è, complessivamente flebile, e nemmeno troppo armonico. “In termini positivi i dati evidenziano rispetto allo scorso anno un incremento sia di diffusione che di competenza nell'uso del mezzo da parte delle Pa italiane. Certo, c'è ancora parecchio da fare”, commenta Gianni Dominici, direttore generale di ForumPa, azienda che da anni studia la comunicazione del settore pubblico e che contribuito alla ricerca.
Il bacino - Flebile, si diceva. Difficile definire altrimenti un coro che, su bacino di oltre 8.100 cantanti potenziali, riesce a coinvolgerne solo 291. Tanti (si fa per dire) sono infatti, secondo la ricerca, gli account principali delle Pa presenti su Twitter (sono esclusi, per scelta metodologica, quelli di singoli assessorati o uffici collegati). Di questi, 236 appartengono a Comuni (meno del 3% del totale delle amministrazioni comunali tricolori), 37 a Province (33,6% degli enti provinciali), 10 a Regioni (45%), 8 a Ministeri. Insomma, soprattutto al livello più vicino al cittadino il ricorso al mezzo è ancora scarso. Non si può invece definire scarsa (ma nemmeno alta, almeno in relazione all'utenza potenziale), il seguito degli utenti. Secondo i calcoli dello studio, la maggior parte delle amministrazioni (il 48% del totale) ha un numero di follower compreso tra 100 e 500 unità.
La top ten - In questo panorama di audience un po' mediocre non mancano però istituzioni che sono riuscite a raccogliere un seguito di una certa entità. Quelli che contano più di 1.000 seguaci sono il 14% del totale. A guidare la classifica degli account pubblici più apprezzati c'è il Comune di Torino (oltre 50 mila al momento della rilevazione), seguito a una certa distanza dal Comune di Napoli (12.850) e dal ministero dei Beni e delle attività culturali (8.257). Chiude la top ten - nella quale rientrano, fra gli altri, Firenze, Bologna, Emilia Romagna e Piemonte – il Comune di Roma con 5.367 follower. Se dall'élite dei più seguiti si ritorna alla massa, il ritratto realizzato da #TwitterPA evidenzia un divario tra le diverse aree del Paese che cinguettano a volumi decisamente differenti. Gli account pubblici al nord sono ben 147 (il 49,1% del totale), contro gli 86 del sud e i 54 del centro. Questo non vuol dire però – fa notare la ricerca – che non esistano aree di eccellenza in ogni parte del Paese. Per esempio, Toscana. Campania e Sardegna si attestano, si legge, “su livelli numerici ben superiori alla media nazionale”.
Perché Twitter - Ma come usano Twitter le amministrazioni e con quale grado di competenza? Lo studio risponde anche a queste domande. Rivelando, per esempio, come quasi la metà delle amministrazioni si limiti a usare il mezzo in “maniera broadcast”, ovvero dall'alto verso il basso senza interagire con altri utenti. Il ricorso a strumenti più avanzati come l'hashtag, la menzione o re-tweet è comunque in crescita, ma ancora basso (in tutti e tre i casi non si raggiunge il 50%). Così come complessivamente bassa è la continuità del servizio visto che più della metà delle amministrazioni (il 55%) aggiorna il proprio profilo solo saltuariamente, e parecchi di questi possono essere considerati come “dormienti”. Dal punto di vista dei messaggi veicolati, la maggior parte delle Pa (88% dei casi) comunica informazioni di pubblica utilità mentre quasi il 43 % degli account diffonde anche immagini e video. Non mancano però, come fa notare Dominci, alcuni impieghi di Twitter innovativi. “Penso ad alcune realtà anche piccole come Orbetello dove si stanno sviluppando esperienze di utilizzo dei social network per gestire l'informazione critica come nel caso delle emergenze. Sono poche, certo ma segnalano che Twitter non è più solo una moda per la PA anche un canale importante per rimanere in contatto con i cittadini”.