Lombardia, Maroni: "Berlusconi saggio a fare il mio nome"

Politica

Il segretario della Lega Nord rilancia la sua discesa in campo alla guida del Pirellone: "Albertini pensava di essere il supercandidato. Non è così". E ad Alfano dice: "Avanti con le primarie. Se di coalizione, siamo pronti"

"Voglio continuare l'esperienza del buon governo in Lombardia". Parola del segretario federale della Lega Nord Roberto Maroni che, ospite della rubrica di approfondimento di SkyTG24 condotta da Maria Latella, rilancia la sua candidatura alla guida della Regione Lombardia anche alla luce dell'appoggio ricevuto da Silvio Berlusconi. Il 24 novembre, infatti, l'ex presidente del Consiglio, oltre a non escludere una sua nuova discesa in campo, ha parlato di un candidato unico per Pdl e Lega alla guida del Pirellone. "Albertini pensava di essere il supercandidato. Non è così" afferma senza mezzi termini Roberto Maroni. "Penso che Berlusconi abbia detto una cosa saggia parlando di me come candidato alla presidenza della Regione Lombardia - E aggiunge - Io sono non solo il candidato della Lega ma di una coalizione, ci sono tante liste civiche. Se poi il Pdl decide di appoggiarmi, ben venga".
Ipotesi, questa che non piace al governatore uscente Roberto Formigoni, che su Twitter ha commentato: "Silvio Rifletti".



Primarie Pdl, "Fossi Alfano le farei" - L'intervista di Maroni a SkyTG24 è l'occasione per discutere anche delle primarie del Pdl.
"Se fossi Alfano farei le primarie anche con Silvio Berlusconi candidato" ha dichiarato Maroni, che ha aggiunto: "Se le primarie fossero di coalizione la Lega sarebbe interessata". In ogni caso, aggiunge, la vera sfida per il Carroccio è quella di essere il "primo partito del Nord". Nel corso dell'intervista Maroni parla anche di Monti. "Non lo eleggerei al Quirinale. Alla Lega - spiega - piacerebbe una donna". Anna Finocchiaro (capogruppo del Pd al Senato)? chiede Maria Latella. "Sì, mi piacerebbe".
Un'ultima battuta sulla legge elettorale. "Spero di sì, ma temo di no" afferma sulla possibilità che il Parlamento la approvi prima della fine della legislatura.

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