Bersani: "Non chiederò a D'Alema di candidarsi"

Politica

Il segretario Pd, dopo che l'ex premier aveva ipotizzato una sua ricandidatura solo se il partito glielo avesse chiesto, dice: "Chi ha fatto più di 15 anni, deve chiedere una deroga alla direzione nazionale". La replica: "Decide il partito, non lui"

"Io non chiederò a D'Alema di candidarsi, io non chiedo a nessuno di candidarsi". Pier Luigi Bersani, al videoforum su Repubblica.it, risponde così a chi gli domanda un commento alle frasi dello stesso D'Alema, che nei giorni scorsi aveva detto che si sarebbe ricandidato solo se il partito glielo avesse chiesto.
"L'esigenza di rinnovamento c'è, la si fa con serietà, sono certo nella responsabilità e generosità di chi l'ha fatto il Pd", ha aggiunto. "Io - ha detto Bersani - farò applicare la regola, chi ha fatto più di quindici anni, per essere candidato deve singolarmente chiedere una deroga alla direzione nazionale".
Le frasi di D'Alema erano arrivate dopo quelle di Walter Veltroni, che aveva annunciato che non si sarebbe più ricandidato alle prossime politiche. E probabilmente saranno destinate a entrare nel dibattito delle primarie, visto che uno dei candidati del centrosinistra, Matteo Renzi, aveva posto tra le prime condizioni del suo programma, quelle di "rottamare" alcuni dirigenti del Pd.
Intanto, dopo poche ore, è arrivato anche il commento del diretto interessato, Massimo D'Alema: "Non decide Bersani ma il partito. Questo prevede lo statuto".

Bersani: "Se vince Renzi nessuna scissione" - Proprio su Renzi, Bersani ha escluso scissioni nel partito in caso di una vittoria del sindaco di Firenze alle primarie: "Non vedo scissioni all'orizzonte. Prima c'è l'Italia, poi la ditta e poi le persone. Io sono convinto che a poco a poco si comprenderà in Italia che questo partito è l'unica carta che Italia può giocare per affrontare problemi".
Renzi, intanto, commenta così su Facebook un articolo pubblicato in prima pagina il 16 ottobre su L'Unità dal titolo "Rottamazione è una parola fascistoide, la sfida è costruire una nuova politica". "Oggi l'Unità, quotidiano del mio partito - scrive Renzi - sostiene in prima pagina che io sia autore di una proposta fascistoide. E con stile e sobrietà mi giudica volgare, rozzo, populista, suicida, cinico, arrampicatore, brutale. Tutto in un solo articolo. Ho molto apprezzato che non ci sia alcun riferimento alle mie evidenti responsabilità nella creazione del buco dell'ozono..."

"Monti non può tornare alla Bocconi" - Bersani è tornato poi a chiarire che Mario Monti dovrà avere un ruolo anche dopo le elezioni. "Ho già detto che Monti non è per me uomo che possa tornare alla Bocconi o tornare a riposo", però "sarebbe simpatico non tirarlo per la giacca e non battezzarlo". Avete parlato di un suo ruolo di ministro dell'Economia, gli è stato chiesto. "Stiamo parlando di un uomo di grande eleganza e classe, ma credo non possa avere dubbi quando dico che è una risorsa e bisogna discutere con lui di come questa risorsa possa esprimersi al meglio", ha risposto.

"Pensioni ed esodati, c'è qualcosa da aggiustare" - Bersani ha poi chiarito che il Pd, se andrà al governo, ritoccherà la riforma delle pensioni. "Non vogliamo sbaraccare i conti ma ci sono margini di perfezionamento. Si è sparsa l'dea che si è fatta una cosa perfetta e arriva la cattiva politica che sfascia tutto, quando anche il ministro Fornero ha detto che c'è qualcosa da aggiustare", ha spiegato il segretario Pd riferendosi alla questione esodati.
"Vorrei che il governo lo dicesse al mondo", ha aggiunto, che "rendesse noto che abbiamo un problema da aggiustare". Questo "non significa rivoltare la riforma ma correggere quell'elemento mancante che è stato un meccanismo minimo di transizione", ha spiegato, bisogna "perfezionare il meccanismo per vedere se si possono introdurre elementi di flessibilità perché così è un po' troppo secco, senza toccare le prospettive di risparmio".

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