D’Alema: “Mi candido se me lo chiede il Pd”

Politica

L’ex premier dopo la rinuncia di Veltroni: “Il ricambio è giusto ma in un Parlamento in cui tornano Berlusconi, Dell’Utri e Cicchitto il rinnovamento non può consistere nel togliere il nostro gruppo dirigente”. Renzi però insiste: ora via anche gli altri

“La mia disposizione è a non candidarmi. Semmai posso candidarmi se il partito mi chiede di farlo". Così Massimo D'Alema il giorno dopo la rinuncia di Walter Veltroni a correre per un posto in Parlamento.
Dunque il presidente del Copasir, ed ex premier, smentisce almeno per ora Matteo Renzi, che da mesi chiede a “vecchi” del partito di farsi da parte e che dopo il passo indietro di Veltroni aveva commentato su Facebook: “Bene la sua scelta: sono sicuro che non sarà l'unico a fare questo passo".
“Non mi sono mai candidato, perché le candidature le fa il Partito Democratico. Nessuno si candida alle elezioni, si è candidati – ha spiegato D’Alema davanti alle telecamere – la questione riguarda le ragioni dell’impegno politico, che sono sicuramente rafforzate dal sostegno e dalla solidarietà di tante personalità del Mezzogiorno. Che poi l’impegno politico debba manifestarsi attraverso la candidatura o meno è un problema che vedremo e che secondo me non è importante”.

D'Alema: "Ricambio solo nel Pd? Visione faziosa" - "Il ricambio è giusto e sarà largamente promosso. E' il Pd che deve decidere se ci sono personalità che possano ed è opportuno che restino, derogando al  regolamento”. "In un Parlamento in cui tornano Berlusconi, Dell'Utri, Cicchitto e De Gregorio - ha concluso - il rinnovamento può mai consistere nel togliere il gruppo dirigente del Pd? E' una visione un  po' faziosa".

Le seicento firme per D'Alema sull'Unità - D’Alema ha poi voluto commentare il documento apparso su una pagina dell'Unità a firma di circa seicento tra sindaci, intellettuali e rettori del Sud: "Mi pare evidente che si voglia  mettere il tema del Mezzogiorno al centro di una prospettiva di governo del centrosinistra e che si voglia dire che il tema  fondamentale non è liquidare una classe dirigente, ma promuovere una classe dirigente nuova in uno spirito di collaborazione e non di scontro personale. Mi pare un contributo interessante anche perché viene dalla società civile".

E per la Lombardia si fa avanti Civati - Intanto, mentre nel Pd si discute di candidature in Parlamento, c'è anche chi si prepara a una eventuale campagna elettorale per le Regioni. E' il caso di Pippo Civati, consigliere regionale del Pd in Lombardia, che dopo lo scandalo che ha travolto la giunta Formigoni si dice pronto a scendere in campo: "Credo di essere un possibile candidato".

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