L'Anm a Ingroia: "Basta comportamenti politici"

Politica

Il presidente dell'associazione dei magistrati critica l'intervento alla festa del Fatto Quotidiano. Ma il pm siciliano si difende: "Criticato per una frase estrapolata"

Botta e risposta tra l'Associazione nazionale dei magistrati e Antonio Ingroia, pm di Palermo e titolare delle indagini sulla trattativa stato mafia. Dal presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli arriva infatti l'invito al magistrato siciliano a evitare polemiche e comportamenti politici. "E' condivisibile l'invito di Ingroia a rifiutare la connivenza e la collusione tra mafia e politica - dice Sabelli - ma se è un invito ai cittadini a cambiare la classe dirigente del Paese il comportamento assume connotati politici e si rischia di offuscare l'immagine di imparzialità della procura di Palermo". Le parole di Sabelli arrivano in risposta a quanto affermato da Ingroia che, alla festa del Fatto Quotidiano, aveva parlato di "cambiare la classe dirigente e questo ceto politico".

"Un magistrato non può non tenere conto dell'immagine di imparzialità che ha all'esterno e deve evitare ogni tipo di sovraesposizione. Per lo stesso motivo - spiega Sabelli, riferendosi agli episodi di plateale dissenso nei confronti del Capo dello Stato - un magistrato non può assistere in modo silenzioso a quelle manifestazioni che assumono valore politico e in cui è possibile prevedere reazioni di questo tipo". Ritiene che i colleghi di Palermo si sentano isolati e non difesi adeguatamente dagli attacchi ricevuti nelle ultime settimane? "Io non so - replica Sabelli - se esista questa percezione di isolamento dei pm di Palermo. Ma un conto sono le critiche, che, se ragionate, sono sempre legittime, e un conto sono le offese, gli insulti e gli attacchi che non possono e non devono ostacolare l'esercizio della funzione giudiziaria. Quando questi ultimi ci sono stati, io e la giunta dell'Anm siamo sempre intervenuti in difesa dei colleghi".

Immediata la risposta di Ingroia, secondo cui "il presidente dell'Anm non conosce tutto il mio intervento, si è limitato a criticare una frase estrapolata. Mi sono limitato a un'analisi sociologica, a una valutazione che si può definire politica o storica o sociologica. E da esperto di mafia, di questi argomenti posso capire più di Sabelli, con tutto il rispetto". Per il magistrato "il discorso riguardante il cambiamento della classe dirigente va inquadrato in un contesto più ampio, in cui parlavo della necessità di recidere i legami dello Stato italiano con la mafia dall'Unità ad oggi. In questo senso ho detto che va cambiata la classe dirigente". Le critiche al capo dello Stato? "Nella cronaca cui si riferisce Sabelli è scritto che io e il collega Di Matteo siamo rimasti impassibili, non approvandole in alcun modo".

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