Il ministro dello Sviluppo economico: "L' impegno per tenere in vita l'impianto non giustifica in ogni caso il mantenimento di situazioni di rischio ambientale e per la salute dei lavoratori e dei cittadini"
Il costo di una eventuale chiusura dell'Ilva di Taranto (sequestrato nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale dalla Procura) avrebbe "un impatto negativo che è stato valutato attorno ad oltre 8 miliardi di euro annui imputabile per circa 6 miliardi alla crescita delle importazioni, per 1,2 miliardi al sostegno al reddito ed ai minori introiti per l'amministrazione pubblica e per circa 500 milioni in termini di minore capacità di spesa per il territorio direttamente interessato".
E' quanto ha affermato il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, intervenendo nell'aula di Palazzo Madama.
Ma lo stesso ministro, nel far presente che il gruppo Ilva è competitivo e che la sua uscita dal mercato farebbe piacere ai 'competitor', ha precisato che l'impegno per tenere in vita l'impianto non giustifica il mantenimento di situazioni di rischio ambientale e per la salute dei lavoratori e dei cittadini.
"Sotto il profilo strettamente industriale, la competitività dello stabilimento risulta comunque elevata potendo contare su tre fondamentali punti di forza: a) la possibilità di utilizzare un ciclo integrato (partendo dal carbon fossile e dai rottami ferrosi per arrivare alla produzione di laminati piani) ; b) la possibilità di approvvigionamento di grandi quantità di materie prime da Paesi lontani (Brasile, Sud Africa) tramite navi anche di grandi stazza (fino a 400.000 tonnellate.); c) la possibilità di utilizzare stoccaggi importanti in funzione delle esigenze produttive".
"Il venire meno di queste condizioni (ad esempio la chiusura della cokeria ovvero la riduzione dei volumi di stoccaggio) - ha spiegato il ministro - metterebbe l'impianto siderurgico fuori dal mercato come già sta avvenendo in altri stabilimenti italiani che non possono contare su un ciclo completamento integrato".
E' quanto ha affermato il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, intervenendo nell'aula di Palazzo Madama.
Ma lo stesso ministro, nel far presente che il gruppo Ilva è competitivo e che la sua uscita dal mercato farebbe piacere ai 'competitor', ha precisato che l'impegno per tenere in vita l'impianto non giustifica il mantenimento di situazioni di rischio ambientale e per la salute dei lavoratori e dei cittadini.
"Sotto il profilo strettamente industriale, la competitività dello stabilimento risulta comunque elevata potendo contare su tre fondamentali punti di forza: a) la possibilità di utilizzare un ciclo integrato (partendo dal carbon fossile e dai rottami ferrosi per arrivare alla produzione di laminati piani) ; b) la possibilità di approvvigionamento di grandi quantità di materie prime da Paesi lontani (Brasile, Sud Africa) tramite navi anche di grandi stazza (fino a 400.000 tonnellate.); c) la possibilità di utilizzare stoccaggi importanti in funzione delle esigenze produttive".
"Il venire meno di queste condizioni (ad esempio la chiusura della cokeria ovvero la riduzione dei volumi di stoccaggio) - ha spiegato il ministro - metterebbe l'impianto siderurgico fuori dal mercato come già sta avvenendo in altri stabilimenti italiani che non possono contare su un ciclo completamento integrato".