La Consulta boccia la privatizzazione dei servizi pubblici

Politica

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l'articolo della finanziaria-bis 2011 che apriva alle liberalizzazioni. Non rispetta i risultati del referendum, compreso quello sull'acqua

Viola la Costituzione la norma contenuta nella manovra-bis varata la scorsa estate sulla
privatizzazione dei servizi pubblici locali, compresi la distribuzione dell'acqua, perché reintroduce di fatto la legge abrogata con il referendum del 2011.
La Corte Costituzionale, con la sentenza n.199 depositata venerdì 20 luglio, ha infatti sancito l'illegittimità dell'articolo 4 del decreto legge n.138/2011, perché in contrasto con l'articolo 75 della Costituzione. "La disposizione impugnata viola - spiega la Consulta - il divieto di ripristino della normativa abrogata dalla volontà popolare desumibile dall'articolo 75 della Costituzione, secondo quanto già riconosciuto dalla giurisprudenza costituzionale".

La sentenza - "Nonostante l'esclusione dall'ambito di applicazione della nuova disciplina del servizio idrico integrato - si legge nella sentenza, scritta dal giudice Giuseppe Tesauro - risulta evidente l'analogia, talora la coincidenza", della norma impugnata rispetto a quella abrogata con referendum, nonché "l'identità della 'ratio' ispiratrice".
Le "poche novità" introdotte dall'articolo 4 della manovra-bis, "accentuano - osservano i giudici delle leggi - la drastica riduzione delle ipotesi di affidamenti diretti dei servizi pubblici locali che la consultazione referendaria aveva inteso escludere. Tenuto, poi, conto del fatto che l'intento abrogativo espresso con il referendum riguardava pressoché tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica, non può ritenersi che l'esclusione del servizio idrico integrato dal novero dei servizi pubblici locali ai quali una simile disciplina si applica sia satisfattiva della volontà espressa attraverso la consultazione popolare". La conseguenza di ciò, conclude la Corte, è che "la norma oggi all'esame costituisce, sostanzialmente, la reintroduzione della disciplina abrogata con il referendum del 12 e 13 giugno 2011".

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